Il ministro Boccia torna a parlare di ripartenza e mobilità tra Regioni, che ha assicurato non applicherà un distinguo tra le varie zone d’Italia. Inoltre, secco il no sul passaporto sanitario proposto invece da alcuni governatori.
Appena tre giorni fa, il giudizio di Francesco Boccia tuonava severo ai giornalisti della Stampa, soprattutto dopo quei casi di movida incosciente che avevano caratterizzato il weekend in alcune città italiane. “La maggioranza dei cittadini rispetta le regole ed è indignata per i comportamenti di poche persone”, spiegava Boccia, che sottolineava come “per lo ‘sblocco’ della mobilità tra Regioni, faremo le nostre valutazioni: non è detto, ma potrebbe diventare inevitabile prendere tutto il tempo che serve”.
Oggi però il ministro degli Affari regionali torna a parlare proprio di mobilità tra regioni, sottolineando che se verrà riattivata – dovranno essere i dati sui contagi a permetterlo – non sarà applicata alcuna distinzione per le varie zone d’Italia. In pratica, lo scopo sarebbe quello di riaprire per tutti, dalla Lombardia alla Basilicata.
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Boccia, mobilità tra regioni non sarà differenziata
“Nei prossimi giorni con l’ultimo click che riporterà il Paese a muoversi ci dovrà essere anche quello del buonsenso. Se tutte le regioni ripartono ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione, la distinzione tra cittadini di una città rispetto all’altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo. Diverso è prevedere una fase di quarantena, ma non siamo in quella condizione. E anche in quel caso ci vuole un accordo tra le parti”. Queste le parole del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, pronunciate mentre era in audizione alla Commissione parlamentare sul Federalismo fiscale e che quindi escludono una mobilità differenziata a livello regionale.
Prima di parlare di ripartenza e riapertura totale, però, dovranno arrivare le dovute conferme da parte degli esperti, e i dati sui contagi regionali dovranno ovviamente essere positivi e rassicuranti al riguardo. “I dati arriveranno al ministero della Salute entro domani e si faranno valutazioni in maniera rigorosa, laica, partendo dal presupposto che la protezione della salute e della vita è la priorità assoluta e la difesa e il rilancio dell’economia e dei posti di lavoro è la priorità delle priorità”, spiega infatti Boccia.
No ai passaporti sanitari
Ma l’esponente del governo stronca anche le polemiche nate sui passaporti sanitari richiesti da alcuni governatori per le prossime vacanze estive. “Passaporto sanitario? Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone”, sentenzia Boccia sempre contestualmente all’audizione di oggi alla Camera, aggiungendo che “se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”.
Un proposta, quella del passaporto, avanzata dal governatore siciliano Nello Musumeci prima, e dal presidente della Sardegna Christian Solinas dopo, lo stesso che ha infatti richiesto proprio ieri il certificato “immunitario” per tutti quei turisti lombardi che avranno intenzione di passare le vacanze godendosi il mare e le spiagge dell’isola. Il tutto, ovviamente, scatenando l’insofferenza del sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha esordito infastidito: “Quando deciderò dove andare per un weekend o per una vacanza, me ne ricorderò”.
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Nessuna differenziazione tra Regioni e nessun passaporto sanitario, allora: quando il nostro Paese sarà pronto a ripartire e a riaprire i suoi confini interni per garantire mobilità ai suoi cittadini, gli strumenti con cui verrà tenuto a bada il virus saranno di tutt’altro tipo, e sempre in linea con quelle che saranno le indicazioni offerte dagli esperti della task force.
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