Assolda sicari per uccidere l’ex amante: imprenditrice condannata a 30 anni

Arriva oggi la condanna a 30 anni per omicidio nei confronti di un’imprenditrice e dei due sicari assoldati per uccidere Michele Amedeo, netturbino di 51 anni scomparso nel 2017.

vincenza mariani - omicidio michele amedeo
Vincenza Mariani, mandante dell’omicidio di Michele Amedeo

Si apprendono nuovi sviluppi in merito al caso dell’omicidio del 51enne Michele Amedeo, freddato dai sicari assoldati dalla sua ex amante. Il gup del Tribunale di Bari, Marco Galesi, ha condannato alla pena di 30 anni di reclusione i due presunti assassini e la stessa imprenditrice che ne ordinò la morte. Una quarta condanna a 14 anni e 8 mesi di reclusione è stata invece inflitta nei confronti del collaboratore di giustizia Michele Costantino.

La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, e prevede anche il risarcimento danni, da parte degli imputati, nei confronti dei familiari della vittima con provvisionali immediatamente esecutive tra i 15mila e i 10mila euro.

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Omicidio Michele Amedeo, assassinato su ordine dell’ex amante

Michele Amedeo, netturbino dell’Amiu, aveva 51 anni quando è stato freddato nel parcheggio della stessa azienda per la quale lavorava, nella zona industriale di Bari. Il suo omicidio si è verificato ormai tre anni fa, la sera del del 25 aprile 2017. A strappargli la vita è stato un delitto passionale, frutto di una rassegnazione mancata da parte della donna con cui si frequentava.

Stando infatti alla ricostruzione accusatoria, la stessa che è stata poi condivisa dal giudice, l’imprenditrice 47enne Vincenza Mariani, originaria di Cassano delle Murge ed ex amante di Amedeo, sarebbe stata proprio la mandante di quel tragico omicidio. Sarebbe stata lei ad ordinare la morte del netturbino, perché non riusciva a sopportare il fatto che l’avesse lasciata. Grazie a testimonianze, intercettazioni, video e tabulati, pare infatti che la vittima tentasse da anni di rompere quella relazione, ma la donna aveva iniziato a perseguitare e minacciare sia lui che sua figlia, approcciata inizialmente con un profilo Facebook falso.

Michele Amedeo
la vittima Michele Amedeo

Secondo gli inquirenti, quindi, “non potendo essere più suo, non sarebbe stato di nessun’altra” e avrebbe perciò deciso di fare uccidere l’ex amante ingaggiando un killer per 5mila euro proprio due giorni prima della laurea della ragazza, così da “imprimere un sinistro ed indelebile sigillo di lutto anche sulla festa”.

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Alla fine, però, i sicari coinvolti nella tragedia sono risultati due: suo genero Giuseppe Baccellieri, che sarebbe stato l’esecutore materiale del delitto, e il pregiudicato Massimo Margheriti, ex dipendente del salottificio di proprietà della Mariani che era alla guida dell’auto con a bordo il killer. Tutti e tre sono stati quindi condannati a 30 anni di reclusione per omicidio volontario premeditato, detenzione e porto di armi e ricettazione – anche se il pm di Bari Marco D’Agostino, che ha coordinato le indagini, aveva inizialmente chiesto l’ergastolo nei confronti dell’imprenditrice.

Nel caso della morte di Michele Amedeo, però, appare anche la figura di un quarto colpevole, ovvero Michele Costantino. Pregiudicato e collaboratore di giustizia, l’uomo avrebbe infatti confessato durante le indagini prese in carico dalla Squadra Mobile di aver collaborato al delitto fornendo ai sicari sia l’auto (rivelatasi poi rubata) che l’arma che ha tolto la vita al 51enne.

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