Per il caso riguardante il bimbo di 11 anni, segregato nella villetta degli orrori di Arzachena, il pm ha chiesto 12 anni per i genitori e la zia, al momento agli arresti domiciliari.
Si apprendono nuovi sviluppi in merito a quella triste vicenda emersa a giugno dello scorso anno. Una storia che vede protagonista, e vittima, un bambino di 11 anni (al tempo dei fatti) sequestrato nella proprietà di famiglia, trasformatasi in una villetta degli orrori, ad Arzachena, in Costa Smeralda. Utilizzando un telefono senza sim, era riuscito nell’estate del 2019 a chiedere finalmente aiuto, a chiamare i carabinieri del Reparto territoriale di Olbia che erano intervenuti per liberarlo, e salvarlo da una vita fatta di segregazioni, punizioni e violenze.
Secondo quanto viene riportato, i pm della Procura di Tempio Pausania, Luciano Tarditi e Laura Bassani, hanno oggi chiesto una condanna a 12 anni di carcere sia per i genitori del ragazzino che per la zia, addirittura considerata l’ispiratrice dei brutali trattamenti e dei castighi inflitti senza pietà al minore.
LEGGI ANCHE: Due settimane di tosse, poi la morte: oggi l’autopsia sul piccolo Jacopo Villa
LEGGI ANCHE: Assolda sicari per uccidere l’ex amante: imprenditrice condannata a 30 anni
Sequestrato a 11 anni nella villetta degli orrori di Arzachena
Come riportano i media locali, i tre aguzzini, difesi dagli avvocati Angelo Merlini, Alberto Sechi e Marzio Altana, avevano già ampiamente ammesso le loro responsabilità in merito al sequestro e alle violenze inflitte al piccolo di 11 anni. Prima delle loro confessioni, però, gli investigatori avevano scoperto una realtà agghiacciante, che aveva fatto assumere all’abitazione di Arzachena la nomea di villetta degli orrori.
Il bambino, infatti, era continuamente sottoposto a torture di ogni tipo, descritte da lui stesso, anche molto nel dettaglio, nel diario segreto che è stato ritrovato nascosto nella sua cameretta. Le punizioni consistevano nella segregazione in camera per ore e ore, al buio, senza nemmeno il materasso, e con a disposizione un secchio per fare i bisogni. Ma gli orrori si materializzavano anche attraverso percosse e violenze fisiche, così come pressioni e traumi psicologici: per spaventare l’11enne, infatti, gli venivano fatte ascoltare alcune voci preregistrate agghiaccianti.
LEGGI ALTRE NOTIZIE DI CRONACA: CLICCA QUI
Alla luce di ciò, i genitori erano stati subito arrestati, mentre la zia era finita in carcere soltanto verso la fine dello scorso anno. Al momento tutti e tre gli imputanti, che hanno ammesso le varie colpe di cui sono accusati, si trovano agli arresti domiciliari. Si apprende infine che il processo è stato aggiornato al 15 giugno 2020 per le arringhe della difesa, mentre in data 22 giugno si avranno le repliche e, molto probabilmente, anche la sentenza.