Si torna a parlare di Terrence Malick e del suo prossimo film girato (anche) in Italia. È sicuramente uno dei registi più influenti e riprodotti, ma anche uno dei più divisivi. Adesso sembra ripetersi costantemente ma è stato un grande innovatore, capace di fondare un linguaggio nuovo e personale da zero.
Il prossimo film di Terrence Malick si chiamerà The Last Planet. Il regista tornerà con esso ad approfondire il tema della spiritualità, trattandola stavolta in maniera diretta e non solo tangenzialmente come già avveniva in altre sue opere. Dopo la Palma d’oro vinta nove anni fa per The Tree Of Life, in molti si sono interrogati sulla sua deriva estetica. Il suo nuovo lungometraggio sarà ancora una volta un film orbitante attorno al capolavoro con Brad Pitt o sarà in grado di fondare un nuovo linguaggio per immagini?
I primi indizi sul suo nuovo film, come sempre avvolto da una fitta coltre di misteri, emersero durante il Tribeca Film Festival, quando Martin Scorsese rivelò che, dopo aver visto Silence, Malick gli fece recapitare una lettera in cui gli domandava: Cosa vuole Cristo da noi? Proprio partendo da quella riflessione, lo schivo regista, che non ama presenziare ai festival o mostrarsi in pubblico, ha iniziato a girare The Last Planet, nel tentativo forse di trovare una risposta a quell’importante interrogativo. La sua prossima opera sarà infatti interamente dedicata alla figura di Cristo, raccontata attraverso le parabole evangeliche.
L’attore Mark Rylance, premio Oscar per il suo ruolo ne Il ponte delle spie di Steven Spielberg, parlando al Deaville American Film Festival, ha rivelato che nel prossimo film di Malick interpreterà il Diavolo. “Terry ha scritto quattro versioni del personaggio di Satana e, anche se inizialmente pensavo di doverne interpretare solo una, ho scoperto che dovrò farle tutte e quattro, ha raccontato l’attore. “Sono molto felice di recitare per lui, ma sono incuriosito perché ho sentito dire che ti parla sempre. E venendo dal teatro, non sono abituato al fatto che il regista mi urli mentre recito o mi dica cosa devo fare”. Sono molti gli attori che, dopo aver accettato con gioia un ruolo in un film di Malick, si sono pentiti della scelta fatta: per il suo metodo poco ortodosso di dirigerli e soprattutto per l’eventualità di trovarsi completamente tagliati fuori dal montaggio finale del film, anche se scritturati come protagonisti (quello che è capitato ad Adrien Brody ne La sottile linea rossa).
Ad aver ottenuto il principale ruolo del film, quello ovviamente di Gesù Cristo, è stato invece Géza Röhrig, noto per la sua straordinaria prova nel capolavoro ungherese Il figlio di Saul (diretto da László Nemes e vincitore del premio Oscar come miglior film in lingua straniera nel 2016). L’attore ha vissuto a Gerusalemme e ha lavorato per anni come insegnante di religione. Ad occuparsi della fotografia del film sarà invece Jörg Widmer, che già aveva lavorato con Malick per il precedente A Hidden Life, dimostrando una grande padronanza di quell’estetica inventata e perfezionata dal direttore della fotografia Emmanuel Lubezki (lo stesso che lavora con Cuaron e Inarritu), fatta di luce naturale, bagliori diretti del sole, obiettivi deformanti e steadycam molto mobile.
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