Il blitz è la prosecuzione dell’inchiesta sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che già aveva portato in cella 19 persone.
Associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale: un pool di accuse a 8 personaggi indagati nell’ambito dell’inchiesta sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di un gruppo di persone. Il blitz, coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, è la prosecuzione di una inchiesta del Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che aveva portato in cella 19 persone, tra cui Filippo Bisconti, poi divenuto collaboratore di giustizia, e Salvatore Sciarabba, ritenuti co-reggenti della cosca, Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, recentemente morto in carcere per Covid, e Stefano Polizzi, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta. L’indagine è volta ad accertare il ruolo nel clan di Stefano Polizzi e Domenico Nocilla. Insieme al figlio Claudio, lui secondo le indagini faceva da autista a Sciarabba, che accompagnava in auto nei luoghi in cui il clan organizzava i summit.
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Alcune intercettazioni hanno permesso di sollevare il velo su un clan che progettava di realizzare una lista civica per prossime le elezioni nel Comune di Misilmeri, senza partito, per garantirsi il controllo del territorio e la spartizione del potere. Una lista con “i cristiani giusti”, perché – dicevano i boss – “se non c’è una candidatura giusta noialtri restiamo sempre fuori da tutte le parti”. Come spiega il Comandante provinciale dei Carabinieri, generale Arturo Guarino, avere una lista civica con candidati propri ed eventualmente degli eletti “avrebbe potuto influenzare le scelte dell’amministrazione“. Insomma, i boss volevano creare una propria lista per potere trarre i propri vantaggi in modo diretto, senza più appoggi a questo o quel politico, ma con candidati tra gli affiliati. Il blitz s’inserisce all’interno dell’operazione 2.0. L’inchiesta ha svelato i retroscena di due summit organizzati da Sciarabba a casa di Carlo Noto, imbianchino, incensurato, che oggi è sfuggito all’arresto perché da un anno vive negli Usa. Uno degli incontri è stato intercettato dai carabinieri che hanno registrato le conversazioni del presunto boss. Le indagini hanno scoperto anche un’estorsione di 12mila euro a una ditta edile impegnata nei lavori di costruzione di una palazzina a Misilmeri, e la restituzione a un imprenditore di un camion e un escavatore rubati in cambio di 2.800 euro.
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