Debuttava esattamente dieci anni fa nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il film Scott Pilgrim vs. the World, diretto da Edgar Wright ed interpretato da Michael Cera, basato sull’omonimo fumetto creato da Bryan Lee O’Malley. Ancora oggi è uno degli esempi migliori di cinefumetto.
Quando arrivò in sala dieci anni fa, Scott Pilgrim vs. the World, nonostante le ottime critiche, incassò soltanto 47.577.972$, rivelandosi un flop al botteghino. A conseguenza del deludente incasso, i manager della Universal Pictures dichiararono di sperare che la gente potesse scoprire questo “film straordinario” successivamente. Così è stato. E oggi il cinefumetto di Edgar Wright è uno dei massimi esempi del genere.
Lo aveva fatto qualche anno prima Ang Lee con il suo bistrattato Hulk, ma è Edgar Wright con Scott Pilgrim vs. The World ad utilizzare gli strumenti propri del mezzo cinematografico (prima di tutto montaggio) per ricreare la narrazione a fumetti in maniera filologicamente corretta. Non separa le due forme di racconto, ma lavora sulle immagini e sul loro accostamento per capire in cosa queste differiscono e in cosa invece sono simili. Non si tratta, semplicemente e banalmente, dell’applicare onomatopee in sovraimpressione o ricreare le pose plastiche (anche un po’ ridicole) che i personaggi assumono, ma immaginare un montaggio fatto di stacchi bruschi tra momenti temporalmente e geograficamente differenti, ma legati dalla stessa composizione dell’immagine.
A vederlo oggi, a distanza di dieci anni, Scott Pilgrim vs. The World mantiene intatta la sua forza non solo sul piano formale, ma anche per il modo in cui prende di mira i suoi protagonisti e poi il suo pubblico. Il film, non limitandosi a mettere in scena la classica storia di formazione personale attraverso un percorso di caduta e rinascita sentimentale, si sofferma a descrivere le tipologie umane per stereotipi e luoghi comuni, non accarezzandole ma rendendone chiari i problemi. Contrariamente a ciò che fanno quasi tutti i film adolescenziali (ancora oggi), il film di Edgar Wright prima favorisce l’immedesimazione dello spettatore grazie ad un’aderenza totale ad un universo semantico generazionale che è quello del suo pubblico di riferimento, e solo successivamente ne esplicita le contraddizioni. Compiace il suo pubblico con riferimenti, citazioni e rimandi, ma poi gli parla seriamente.
Sia Mary Elizabeth Winstead, che nel film interpretava Ramona Flowers, ma anche il protagonista Michael Cera hanno dichiarato di volere un sequel del film che li ha consacrati. “Bill Pope, il direttore della fotografia, all’epoca organizzava frequentemente dei pranzi con sua moglie Sharon”, aveva spiegato Cera. “Sembrava davvero una famiglia allargata. Adesso sono passati 10 anni, quindi ognuno è andato avanti con la propria vita. Ma adorerei realizzare un sequel se ciò comportasse il fatto di riunirci tutti quanti, lo adorerei tanto. Magari, visto che siamo nel decimo anniversario, avremo una scusa per una rimpatriata”. Chissà se entro la fine del 2020 la squadra originale possa effettivamente rivedersi e progettare qualcosa di nuovo.
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