Tra una settimana sarà attiva la sanatoria dei lavoratori irregolari varata dal decreto Rilancio. Il Sole 24Ore riporta un bilancio della situazione: secondo alcune stime sarebbero circa 490mila gli stranieri irregolari interessati.
Tra una settimana esatta si assisterà all’attivazione della sanatoria dei lavoratori irregolari varata dal decreto Rilancio. La sanatoria è stata definita come manovra di regolarizzazione dei migranti, spesso costretti al lavoro nero. In realtà parte della sanatoria riguarda anche gli italiani. I datori o i lavoratori interessati alla regolarizzazione possono presentare domanda dal primo giugno al 15 luglio. I coinvolti dalla manovra, però, saranno solo due tipi di lavoratori: braccianti agricoli e lavoratori domestici. Non è la prima sanatoria di questo tipo. Altre manovre simili sono state varate nel 2009 e nel 2012. Ora il Governo, sulla base delle adesioni raccolte nelle domande precedenti, stima che il 2020 vedrà circa 220mila domande presentate.
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Tuttavia una stima esatta risulta difficile, e la realtà potrebbe scostarsi di molto dalle previsioni. Questo per una serie di motivazioni. Innanzitutto, il settore dell’agricoltura e dei lavoratori domestici sembra molto più suscettibile a richieste di regolarizzazione. Gli irregolari in quei settori, al momento, sarebbero addirittura 1,1 milioni. E si tratta di italiani, cittadini Ue ed extracomunitari, stando a quanto emerge dai dati Istat. Poi un altro fattore: per gli extracomunitari solo in alcuni casi l’irregolarità lavorativa si sovrappone all’irregolarità del soggiorno in Italia.
Le due vie della sanatoria
Innanzitutto è necessario delimitare il campo di interesse della sanatoria. Al momento riguarda due macrosettori: agricoltura (unitamente a allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura) e assistenza alla persona e lavoro domestico. Come riassunto dal Sole 24Ore, i lavoratori e i datori di questi settori possono regolarizzare il proprio operato attraverso un doppio binario.
- I datori di lavoro possono assumere un cittadino straniero o dichiarare la presenza, in corso, di un rapporto irregolare con lavoratori italiani o stranieri. Nel caso in cui venga assunto un cittadino straniero, questo deve esser presente in Italia dall’8 marzo 2020. In questo caso, se il cittadino straniero ha già un permesso di soggiorno, la regolarizzazione riguarderà solo l’aspetto lavorativo. Se il cittadino straniero, invece, non possiede un permesso di soggiorno valido, la regolarizzazione lavorativa comporterà anche l’accesso al permesso di soggiorno.
- Il secondo binario può essere attivato direttamente dal cittadino straniero. Il lavoratore interessato potrà aderire se ha il permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019. In tal caso, può presentare domanda per ottenere un permesso temporaneo della durata di sei mesi, valido solo in Italia. Un permesso che gli consentirà la regolarizzazione necessaria per cercare lavoro. Se il cittadino straniero, poi, viene assunto durante i sei mesi di tempo, il permesso di soggiorno potrà essere convertito in permesso di lavoro. Questo solo se è in grado di dimostrare l’assunzione in attività lavorative nei settori individuati dalla norma.
Il primo binario sarà gestito dall’Inps per quanto riguarda i cittadini italiani e comunitari. Tutti gli altri lavoratori stranieri, invece, dovranno rivolgersi allo sportello immigrazione. Il secondo binario invece sarà coordinato dalle Questure.
I lavoratori extracomunitari interessati: i numeri
Le aspettative presentate dal Governo, fondate sui provvedimenti passati, fanno però notare un elemento: in genere il numero delle adesioni presentate è sempre risultato “notevolmente inferiore” rispetto alla platea potenzialmente interessata al provvedimento. Nel creare delle stime, quindi, ci si concentrerà su coloro che sembrano più interessati dal provvedimento: immigrati extracomunitari che, in caso di adesione, otterrebbero una doppia regolarizzazione (lavorativa e “sociale”). A questo punto erano circa 562mila gli stranieri irregolari registrati al primo gennaio 2019. Secondo l’Ispi a fine 2020 si potrebbe arrivare a quota 670mila. Di questi stranieri irregolari, sono ben 490mila quelli impiegati come lavoratori in nero in qualità di braccianti e colf, stando a una stima del Sole 24Ore sugli ultimi dati Istat. Questa platea sembra spalmarsi in maniera disomogenea nei settori evidenziati: sarebbero 40mila gli extracomunitari impiegati irregolarmente in agricoltura e 444mila gli extracomunitari impiegati in maniera irregolare nel lavoro domestico. Poi Ennio Codini, della Fondazione Ismu, fa notare un altro elemento: “A questi numeri bisogna affiancare poi qualche migliaio di irregolari che non lavorano che, anche se il più delle volte non hanno interesse a lavorare o faticano a trovare offerte, potrebbero in parte emergere con la stipula di nuovi contratti o di lavori fittizi”.
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Tuttavia, è necessario anche operare delle sottrazioni. I numeri potrebbero scendere innanzitutto perché non tutti i cittadini extracomunitari sono senza permesso di soggiorno. Secondo le associazioni datoriali del lavoro domestico, sono circa la metà (200mila) quelli senza permesso di soggiorno. Per quanto riguarda l’agricoltura è un po’ diverso. Condini spiega: “Il lavoro domestico è più visibile e le statistiche fotografano le posizioni attive stabilmente. In agricoltura, invece, sappiamo che sono effettuate campagne per sfruttare i richiedenti asilo nei mesi della raccolta, anche solo per un mese. A volte, difficili da mappare. Alcuni territori, inoltre, sono sotto il controllo delle mafie e muovono persone irregolari tramite le reti di caporalato difficili da intercettare, ed è un’utopia pensare di farle emergere con una sanatoria”.
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Un’altra sottrazione da operare, legata alla precedente, riguarda l’agricoltura: la sanatoria nel settore non ha molta attrattiva. Infatti Romano Magrini, responsabile Lavoro e relazioni sindacali di Coldiretti avvisa: “Credo che aderiranno alla sanatoria non più di mille-duemila, considerando che il lavoro agricolo ha sempre goduto dei decreti flussi, che la maggior parte dei lavoratori stranieri impiegati sono romeni, bulgari e polacchi, quindi comunitari, e anche i tempi della procedura, che saranno incompatibili con le urgenze dei raccolti estivi”.