Per Erik Nielsen, capo economista di Unicredit, l’Italia potrebbe sostenere il debito pubblico con le proprie forze.
L’Italia può fare anche da sé
Una grandissima percentuale del debito pubblico italiano è sostenuto dai cittadini stessi e delle banche centrali dell’eurosistema. Solo il 30% infatti è nelle mani degli investitori stranieri. Così come scrive Erik Nielsen, per comprendere la portata del debito pubblico di un Paese e per comprendere come mettere in atto manovre per sostenerlo è importantissimo capire in prima istanza, a chi paga gli interessi quello Stato. Il capo economista di Unicredit sottolinea che a fine febbraio, secondo i dati disponibili, ben il 49% del debito era detenuto dai cittadini italiani, il 17% dalla Banca Centrale Europea in modo gratuito, così come scrive Nielsen. Sommando le due cifre si comprende che ben il 69% del debito pubblico era nelle mani degli italiani. Solo il 34% era invece detenuto degli investitori stranieri. Erik Nielsen, si interroga allora sul perché non si faccia chiarezza sul tema: “dov’è il problema? Bene, alcuni commentatori, le stesse agenzie di rating e i principali investitori istituzionali non sembrano essere pienamente consapevoli o capire questo punto, con l’effetto che la storia dell’Italia sembra sempre finire con il problema della sostenibilità del debito”. A questo punto, Nielsen continua aggiungendo: “non aiuta l’Italia quando persone vicine a importanti politici a volte sembrano flirtare con idee di valute parallele o altri pensieri che mettono in discussione la volontà o la capacità di ripagare i debiti”.
Il debito sovrano è perfettamente sostenibile anche senza investitori stranieri
Il capo economista di Unicredit ritiene che gli italiani siano perfettamente in grado di gestire il rapporto con il debito pubblico, ne hanno dato un esempio la scorsa settimana:” gli stessi italiani hanno dimostrato, con i loro investimenti, di non fare confusione sulla sostenibilità del debito sovrano. Stabilendo un nuovo record, l’Italia ha venduto 22,3 miliardi di euro in obbligazioni indicizzate all’inflazione a risparmiatori (14 miliardi) e investitori nazionali”. E ancora Erik Nielsen aggiunge: “il potenziale è enorme. Le famiglie italiane hanno in totale attività finanziarie per 4.400 miliardi di euro, di cui un terzo in conto corrente, il 22% investito in azioni e solo il 6% in obbligazioni fra assicurazioni, fondi comuni di investimento”.”Il debito sovrano italiano è perfettamente sostenibile e, se anche gli investitori stranieri se ne andassero, famiglie e società non finanziarie hanno risparmi più che sufficienti per intervenire e aumentare ulteriormente le loro già consistenti partecipazioni”. “E più lo faranno, minore sarà l’onere finanziario del debito sull’economia e minore sarà l’incentivo per qualsiasi politico a contemplare la ristrutturazione del debito o qualsiasi altra idea che comprometterebbe la stabilità finanziaria”.