Recovery fund, l’Austria fa muro: “No a debito comune, solo prestiti”

Recovery fund: il documento preparato in vista del collegio dei commissari europei di mercoledì prossimo ribadisce le posizioni tradizionali dei Paesi rigoristi. Olanda e Austria in testa nel ribadire il no al debito comune. Sì a un fondo di emergenza ma di natura “temporanea”

Sebastian Kurz
Il premier austriaco Sebastian Kurz

“Recovery fund? Un approccio prestiti per prestiti e di natura temporanea, una tantum con due anni di durata”. A chiederlo sono i Paesi ‘frugali‘, in una bozza che dettaglia quanto anticipato pochi giorni fa dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz riguardo al prossimo Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027. Sono due i punti cruciali della controproposta alternativa a quella franco-tedesca di un fondo per la ripresa da 500 miliardi. L’emissione di debito da parte della Commissione Ue non piace ad Olanda e Aiustria in testa. I “frugali” dicono no a contributi a fondo perduto commisurati ai danni del Covid 19 e no a “mutualizzazione del debito e significativi incrementi del bilancio Ue“. Solo altri prestiti “a condizioni favorevoli”, dunque. E l’accordo sembra molto lontano.

Immediatamente bocciata dal ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, la proposta austriaca. Il prossimo 27 maggio si dovrà ripartire dalla solidarietà e non dai prestiti come concetto base. “Una recessione così dura – ha spiegato – richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei. Il documento dei paesi ‘frugali’ è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dalla Commissione europea”, si legge in un tweet.

Merkel, Macron, Lagarde (Photo by Silas Stein / POOL / AFP) (Photo by SILAS STEIN /POOL / AFP via Getty Images)

“Riportare la crescita in tutti i paesi europei”

Si viaggia ancora su binari opposti. Mentre Francia e Germania hanno aperto a 500 miliardi di trasferimenti, i Frugali citano solo “prestiti”, in linea con le posizioni che hanno espresso più volte. Non è una chiusura completa, ma una presa di posizione in vista del negoziato, come aveva già fatto capire il premier olandese Mark Rutte. Il documento appare duro ma lascia uno spiraglio. “La crisi della Covid-19 colpisce duramente tutti gli Stati membri, socialmente e finanziariamente. E’ nell’interesse di tutti riportare la crescita in tutti gli Stati membri il più presto possibile. Ciò richiede solidarietà europea e una strategia comune di ripresa”.

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I fondi, si sottolinea ancora nel documento, dovranno essere usati per sviluppare “ricerca e innovazione”, garantire “maggiore resilienza al settore sanitario” e attuare la “transizione verde” e “digitale” al centro anche del Green Deal Ue. Richieste chiare che possono essere inserite all’interno di un più ampio, seppur ancora eventuale, accordo.

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