Gianni Fossati, ex noto manager, è morto a fine marzo dopo aver contratto il coronavirus, all’età di 79 ann. E’ morto al Fatebenefratelli di Milano, ma la notizia a Vando Fossati (fratello di Gianni) è arrivata per vie traverse, informali. Non dal comune, non dall’ospedale. Così Vando ha deciso, in data 4 aprile, di contattare il sindaco di Milano Beppe Sala tramite una mail di appello: “Sono a chiederle un aiuto. Mio fratello Gianni Fossati è deceduto per coronavirus il 24 marzo all’ospedale Fatebenefratelli, dove è tuttora ricoverata sua moglie. Sono l’unico fratello e ho saputo del decesso da fonti informali“. Poi la richiesta. Vando Fossati chiede al sindaco come può acquisire il certificato di morte, recuperare gli oggetti del fratello e soprattutto come capire “dov’è il feretro“. Il dispiacere per la scomparsa non solo del fratello, ma addirittura della salma, appare in fondo alla mail: “Non possiamo, non vogliamo essere trattati da clandestini”.
A 11 giorni dalla morte di Gianni Fossati, il suo corpo è ancora introvabile. Gianni è stato dirigente di Rcs per decenni, docente a contratto all’Università Cattolica, vicepresidente dell’Accademia italiana di cucina, portavoce del corpo consolare di Milano e Grande ufficiale della Repubblica. La comunicazione ospedale-parenti è andata in cortocircuito, per qualche motivo, e Gianni ora si trova al Campo 87, la zona del cimitero per i morti non reclamati dai parenti. Anche nel caso della sepoltura, la comunicazione avviene troppo tardi, perché Vando viene a sapere la collocazione del fratello 2 giorni dopo la sepoltura.
All’ospedale Fatebenefratelli, però, la vicenda viene ricostruita diversamente. L’ospedale ha da subito sottolineato: “Abbiamo tempestivamente avvisato la moglie”. Tuttavia la moglie è stata ricoverata a sua volta, il 27 marzo, ma le comunicazioni con i parenti erano frequenti: “Telefonava spesso utilizzando il telefono del reparto dedicato ai degenti”. Poi la guarigione della moglie. Ma proprio lei si è affidata al cognato per capire che fine avesse fatto il marito. Anche lei ribadisce di non aver ricevuto nessuna comunicazione sulla morte di Gianni Fossati. Ora Vando si sfoga: “E’ un’offesa gravissima che un uomo debba morire ed essere sepolto senza che la famiglia venga informata, è inammissibile che un fratello, zio e marito” debba essere sepolto “come se la sua famiglia fosse legalmente disinteressata alla sua salma e al suo percorso dopo la morte”. Lui stesso, ancora in vita, aveva espresso le sue volontà: essere cremato e “ricondotto nella tomba dei parenti della moglie, nel cimitero di Pavia, dove c’è anche nostra madre”.
Come il corpo di Gianni Fossati è finito al Campo 87? La scelta del cimitero risale a un’ordinanza del sindaco del 13 marzo scorso. I decessi da coronavirus continuavano a salire in maniera esponenziale e il comune ha deciso di adottare una nuova linea: le famiglie hanno, da quel momento in poi, 5 giorni di tempo per stabilire la gestione dei defunti. Prima dell’ordinanza erano 30, i giorni di tempo per reclamare le salme dei parenti. Per tutti coloro non reclamati, previsto il Campo 87. Nel caso di Gianni Fossati, il comune risponde facendo riferimento a un’email dell’ospedale che spiegava: era stato impossibile rintracciare i parenti. La versione di Vando sembra differente: “Mio fratello aveva tante conoscenze a Bergamo, e da lì, non so attraverso che giro, rimbalza fino a noi la notizia del decesso”. Poi un lungo periodo in cui Vando si sfinisce in un vortice di telefonate senza capo, vagando alla cieca tra i tentativi di contattare i vari enti comunali. Poi il 6 aprile Vando riceve la mail: “Non avendo avuto disposizioni da parte dei parenti entro 5 giorni dal decesso”, il comune di Milano ha deciso di seppellire d’ufficio Gianni Fossati il 4 aprile, nel Campo 87.
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