Roma, il proprietario di un bar commenta la riapertura: “E’ stato un diastro”

Pierangelo Galasso è il proprietario del bar “Nuovo faro”, vicino alla fontana di Trevi. Ha tentato la riapertura, ma è stato costretto a richiudere subito.

Pierangelo Galasso, "Nuovo faro"
<> at Covent Garden on February 16, 2011 in London, England.

Quando quattro anni fa Pierangelo Galasso aprì il suo bar vicino alla fontana di Trevi a Roma sentì che il suo sogno si era realizzato. Ma con la crisi dovuta all’emergenza sanitaria il sogno è diventato un incubo.

Galasso lavora dietro il bancone di un bar fin da quando aveva 19 anni. A 30 decide di fare il salto di qualità: affitta un locale in via in Arcione e lo chiama “Nuovo faro”. La sua attività procede a gonfie vele in una delle zone più affascinanti di Roma. Poi il lockdown: “In tutto il rione – spiega Galasso – non si sente volare una mosca. L’unica cosa che rimbomba è lo scrosciare dell’acqua Vergine che viene giù dalle scogliere di marmo. E fa paura“. Le masse di turisti che intingevano i piedi nella fontana di Trevi sono state rimpiazzate da vigili in servizio che garantiscono l’assenza di assembramenti. Ma così un bar come quello di Galasso non riesce a sopravvivere. 

“Io ci ho provato, ma è stato un disastro”

“Io ci ho provato” dice il barista “mi sono detto ‘dai non mollare, si ricomincia a lavorare’, ma è stato un disastro. E così eccomi qua: di nuovo con le saracinesche tirate giù“. Dopo il tentativo di riapertura infatti gli introiti non erano stati sufficienti. “Sa in un giorno quanto ho guadagnato? 100 euro. E io di affitto per questo locare ne pago 5000 al mese. Come faccio?” Si domanda Galasso.

I soldi che non arrivano, le norme difficili da rispettare e l’affitto da pagare sembrano essere ostacoli insormontabili per il “Nuovo faro”. Ma a preoccupare il proprietario del locale c’è anche la situazione dei suoi dipendenti. “Io e il mio socio Angelo Piacentini abbiamo sei collaboratori. Tutti con contratto. Sono in cassa integrazione, ma nessuno ha preso ancora un euro. E l’idea che forse dovrò licenziarli mi angoscia”.

Le difficoltà per il futuro

Anche dopo la fine del lockdown il centro di Roma rimane deserto e la situazione di Galasso non migliora. Il barista rimane scettico per quanto riguarda la delibera della sindaca Raggi che permetterà ai bar di piazzare più tavoli all’aperto. “Non vorrei che poi, quando avremo aperto, ci trasformino in polli da spennare” – commenta – Negli altri anni sono stato multato dai vigili varie volte perché una sedia era fuori posto o un ombrellone era troppo esterno”.

La testimonianza di Pierangelo Galasso si aggiunge a quelle storie drammatiche di attività al collasso che costellano le cronache. La crisi sanitaria ha colpito duramente il settore della ristorazione, costringendo molti proprietari alla chiusura. Lo stesso Galasso ammette che sarà costretto a chiudere baracca se la proprietaria del locale non accetterà di diminuirgli l’affitto. “A volte non basta la buona volontà”, dice il proprietario del “Nuovo faro” sottolineando come ad oggi per molte attività immaginare un futuro sia impossibile.

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