Regioni e Governo: ancora scontri ma c’è accordo sullo stop alla movida

“OK” ai controlli per limitare la movida. Veneto e Campania protestano per l’esclusione dalle “zone rosse”. Speranza frena sulla riapertura dei confini.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio

E’ di nuovo guerra tra Regioni e Governo. Questa volta sul tavolo degli imputati c’è l’esclusione di Veneto e Campania dal fondo di 200 milioni per le aree più colpite dal Covid-19. La decisione, formalizzata con una correzione postuma al decreto Rilancio, ha infastidito non poco il presidente della regione Veneto Luca Zaia: “E’ da cestinare, faremo ricorso” – ha commentato. Alle proteste di Zaia ha fatto eco anche Vincenzo de Luca, presidente della Campania, che ha descritto la decisione come “sconcertante”.

Basta movida: governo e regioni d’accordo

A mettere tutti d’accordo invece è la necessità di aumentare i controlli al fine di evitare assembramenti. “Le notizie che ricevo dalle prefetture sono preoccupanti. C’è troppa leggerezza, soprattutto nei contesti aggregativi come piazze o bar, che possono facilitare la trasmissione del virus.” – ha detto ieri il sottosegretario all’interno Achille Variati. Anche il ministro alle autonomie Francesco Boccia è d’accordo. “La movida in questo momento non solo è intollerabile, ma rischia di essere un focolaio permanente. La sicurezza non è un optional, è un obbligo dello stato intervenire” – ha commentato Boccia.

La clausola di salvaguardia nel decreto delle riaperture di negozi, attività artigiane e pubblici servizi permette al governo di prendere provvedimenti nel caso di un incremento dei contagi. Facoltà da esercitare senza indugio, specie in quelle zone dove permane un alto indice di diffusione del virus. Su questo punto è stato molto chiaro il presidente Giuseppe Conte, che in un’informativa alle camera ha detto: “Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio” che “ci permetterà di intervenire con misure specifiche nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai”. Ma l’intervento dello Stato potrebbe non essere necessario. Diverse regioni infatti hanno predisposto autonomamente delle misure per limitare la movida. De Luca, ad esempio, ha firmato un’ordinanza che impone la chiusura alle 23 a bar, gelaterie, pasticcerie e chioschi.

Confini aperti dal 3 giugno solo in regioni a basso rischio contagio

Nel frattempo Roberto Speranza frena sullo sblocco dei confini tra regioni. Il ministro della salute si è espresso negativamente sulla decisione di alcune regioni di permettere gli spostamenti fra province confinanti, a cominciare da quelle venete con Emilia, Friuli e Trento. In una lettera Speranza ha ribadito la necessità di mantenere il divieto di spostamento tra regioni. E ha aggiunto: i governatori possono concedere una deroga solo per “assoluta necessità”.

Dal 3 giungo riapriranno i confini solo le regioni con basso rischio di contagio. Su questo interviene di nuovo il ministro Boccia: “Se una ragione è a basso rischio probabilmente sarà consentito lo spostamento, se è ad alto rischio di sicuro non potrà ricevere ingressi da altre regioni. Ma speriamo non sia così”.

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