L’ex pm antimafia Nino Di Matteo ha tenuto un discorso per la commemorazione della strage di Capaci e ha invitato a perseguire la verità piuttosto che una facile retorica.
Il 23 maggio 1992 il giudice del pool antimafia di Palermo Giovanni Falcone veniva ammazzato nell’attentato di Capaci, vicino l’Isola delle Femmine in provincia di Palermo. Cosa Nostra fece esplodere un tratto dell’autostrada A29, pochi minuti prima delle 18, mentre stava transitando l’auto del giudice e la sua scorta. A perdere la vita insieme al magistrato furono la moglie e tre agenti della sua scorta. La tragica esplosione portò anche al ferimento di 23 persone, tra le quali l’autista giudiziario Giuseppe Costanza e gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
Oggi l’ex pm antimafia e oggi consigliere Nino Di Matteo ha voluto ricordare la strage durante l’adunanza plenaria del Consiglio Superiore di Magistratura, indetta per la commemorazione dell’attentato a Giovanni Falcone. Durante il suo intervento Di Matteo ha dichiarato: “tra pochi giorni ricorrerà il ventottesimo anniversario della strage di Capaci. Del sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro. A loro, che hanno perduto la loro vita per gli ideali di libertà e giustizia ai quali avevano improntato tutta la loro esistenza, dobbiamo il rispetto della memoria e della verità. Non sterili, e spesso finte, celebrazioni di facile retorica ma memoria e verità“.
Un discorso pieno di commozione e speranza, nel quale Di Matteo ha voluto spiegare l’importanza del ricordo: “memoria significa anche conoscenza e consapevolezza di un dato di fatto incontestabile: Giovanni Falcone, prima di essere ucciso dal tritolo mafioso, venne più volte delegittimato, umiliato e così di fatto isolato anche da una parte rilevante della Magistratura e del Consiglio Superiore. E questo in ragione non solo di meschini sentimenti di invidia ma, ancor di più, di patologiche trame di potere connesse a fenomeni ancora attuali di collateralismo politico e di evidente degenerazione del sistema correntizio. Oggi questa istituzione Consiliare deve finalmente reagire, dimostrarsi in grado di sapersi mettere per sempre alle spalle pagine oscure, anche recenti, della sua storia“.
Infine Nino Di Matteo ha concluso il suo intervento, affermando: “la verità è quella che è faticosamente emersa dalla storia dei processi celebratisi a Caltanissetta e a Palermo; quella che ha consentito di individuare i profili di molti dei responsabili mafiosi
dell’attentato di Capaci. E’ proprio da quegli atti processuali, dal lavoro di valorosi colleghi e coraggiosi investigatori, che emerge la necessità di proseguire in quel percorso di verità. Senza cedere alla tentazione dell’oblio, della rimozione, del timore delle conseguenze di quella ricerca. Lo Stato, le Istituzioni, il Consiglio Superiore e tutta la Magistratura lo devono a Giovanni Falcone e a tutti coloro che non hanno avuto paura di morire“.