Sono arrivate decine di richieste di risarcimento danni alla Fondazione Don Gnocchi di Milano. La replica in una nota: “Abbiamo seguito le misure definite da Iss e Oms”.
È ancora fitta la bufera attorno alla Fondazione Don Gnocchi di Milano. Negli ultimi giorni, infatti, sono arrivate decine di lettere che comprendevano al loro interno altrettante richieste di risarcimento danni. Alla base di queste richieste, arrivate perlopiù dai familiari dei pazienti morti all’interno della struttura per anziani, ci sarebbero le condizioni in cui si è operato nei locali appartenenti alla Fondazione Don Gnocchi. Ma i vertici dell’associazione non ci stanno, e hanno deciso di rispondere a tono. Così nelle scorse ore è arrivata una nota piuttosto dura, che contiene la difesa da parte della fondazione.
Una difesa che fa leva su quelle che sono le norme seguite all’interno delle strutture della Fondazione nei caldissimi giorni di emergenza Coronavirus. Un’emergenza gestita sempre tenendosi al passo con le indicazioni che arrivavano dall’Istituto superiore sanità e dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Nel primo passo della nota, infatti, si legge che “sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il suo evolversi, la Fondazione Don Gnocchi ha messo in atto le procedure e adottato le misure cautelative definite da Iss e Oms, registrando e attuando le successive implementazioni disposte dalle Autorità”.
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Dunque i vertici della Fondazione Don Gnocchi di Milano rivendicano la trasparenza e la sicurezza con cui infermieri e dottori hanno trattato i pazienti. In ogni caso le famiglie delle persone morte, assistite dall’avvocato Romolo Reboa, non si sono lasciate impietosire. E così sono arrivate le decine di lettere di richiesta di risarcimento danni, che in questo momento stanno inondando la scrivania dei vertici della Fondazione. Ma la replica prosegue: “Come già detto e ribadito il reparto Covid-19 allestito su richiesta della Regione Lombardia agli inizi di marzo era ubicato – come prescritto – in una palazzina separata dal resto dei degenti con accessi e personale dedicati”.
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In ogni caso, la linea difensiva da parte della Fondazione Don Gnocchi di Milano non si limiterà a questa nota di risposta alle tante richieste ricevute. I vertici della fondazione, come si legge proprio in coda a questa nota, si riservano la possibilità di esporre le proprie tesi anche in un’aula di tribunale, qualora fosse necessario. “Prendiamo atto di questa ulteriore iniziativa dell’avvocato Reboa, a cui risponderemo nelle sedi opportune. Siamo certi che la magistratura – si chiude la nota – confermerà la correttezza del nostro operato anche in sede civile”.
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