Il leader di Azione, Carlo Calenda, si è espresso in merito all’operato dell’esecutivo, soprattutto sulla gestione dell’emergenza coronavirus e la Fase 2: ma gli attacchi non hanno risparmiato nemmeno la Raggi.
Carlo Calenda, leader di Azione, si è espresso oggi in merito al Governo e alla Fase 2, durante un’intervista in collegamento con Agorà, trasmissione in onda su Rai3. Il suo giudizio sull’esecutivo e sul suo operato è stato molto duro, tanto da aver accusato la maggioranza di non essere stata in grado di gestire l’emergenza coronavirus sia dal punto di vista sanitario che da quello economico. Per Calenda, infatti, “le politiche attive di questo governo, quelle che implicano un’azione pubblica non la richiesta ai cittadini di stare a casa, non stanno funzionando“.
Un problema, però, che non è soltanto del Governo, ma intrinseco al nostro Paese – che appartiene cioè “in generale” all’Italia”: per Calenda si tenderebbe, infatti, a “fare diventare un provvedimento astratto una cosa concreta“. Ma “ci vuole molta cultura della gestione”. E spiega: “Abbiamo dato consigli per esempio sulla cassa integrazione in deroga, spiegando che non avrebbe funzionato, così come il fatto che non ci sia la manleva per i dirigenti di banca quando concedono i prestiti farà sì che i prestiti saranno meno di quelli che dovrebbero essere. Ci sono cose che non si capisce perché non si fanno. Sulla manleva è contrario il Movimento 5 Stelle”.
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Sempre contestualmente all’intervista in collegamento con la trasmissione della Berlinguer, il leader di Azione ha poi parlato del piano avanzato dal suo partito, atto a prendere di petto la Fase 2 dell’emergenza. “Con un gruppo di tecnici, scienziati e l’osservatorio sulla sanità regionale abbiamo preparato un documento il cui fine è: cosa devono fare Stato e Regioni per costruire una catena sanitaria che consenta ai cittadini di vivere la loro vita e allo stesso tempo di minimizzare il rischio”, spiega infatti Calenda.
E poi precisa: “Lo abbiamo fatto identificando dieci criteri, prendendoli e dandogli un dimensionamento. Per esempio, quanti tamponi per abitanti? Abbiamo preso il meglio che c’è in Italia, cioè il Veneto. La cosa fondamentale adesso è essere molto rapidi nell’esecuzione del tampone e verificare se la persona ha una stanza in cui isolarsi o metterlo in isolamento in un Covid Center. Poi c’è la parte dell’analisi sierologica a chi va a lavoro, il rafforzamento dei medici di medicina generale e dei centri di prevenzione nelle Asl”.
Rispetto a quanto proposto da Azione, allora, per Caldenda l’esecutivo tutto, a partire da Giuseppe Conte, dovrebbe “chiacchierare di meno e lavorare di più”. Come poi viene ulteriormente sottolineato nella recente intervista su Leggo, il leader si sofferma sulle tre cose che il governo avrebbe potuto fare ma che invece non ha attuato.
Innanzitutto, sarebbe stato necessario dare a ogni imprenditore un carnet di permessi retribuiti e anticipabili dalle banche e non la cassa integrazione. Secondo, per quanto riguarda il decreto liquidità bisognava venisse eliminata la responsabilità di chi firma i finanziamenti in banca, svincolandolo quindi da eccessivi rischi. Infine, “terza cosa, il decreto Rilancio prevede un fondo perduto che è impraticabile per le imprese: era meglio restituire gli anticipi Irap e Ires dati a novembre dalle imprese. Si tratta di 20 miliardi, che con i 4 di sospensione dell’Irap fanno 24”.
Ma Calenda si è poi pronunciato – sempre nell’ultima chiacchierata con i giornalisti di Leggo – lasciando commenti molto duri e critici sui singoli leader politici che hanno preso parte al rilancio del Paese e alla gestione dell’emergenza Covid-19. Non risparmiando frecciatine a nessuno, il leader di Azione si è però soffermato soprattutto sull’operato giallorosso del Partito Democratico in coalizione con il Movimento 5 Stelle, e sulla sindaca di Roma.
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Secondo Calenda, il governo giallorosso è “stato tutto un fallimento. Dalle mascherine alla cassa integrazione, non mi viene in mente un provvedimento dell’esecutivo che abbia funzionato”. Tanto che, accusa, la maggioranza “non ha fatto nulla”, sotto lo sguardo “incompetente” – riferito sia a quello di Meloni che di Salvini – dell’opposizione e quello “incosistente” di Di Maio.
Ma continuando a spada tratta contro il Movimento 5 Stelle, queste le parole che sono state riservate a Virginia Raggi: “la considero una calamità naturale per Roma. Ho incontrato tanti politici incompetenti, ma mai incompetenti come la Raggi”. E “se dovessero essere ancora al governo nazionale con il M5S non mi stupirei che il PD appoggiasse la Sindaca. Il centrosinistra per restare al governo può fare qualsiasi cosa”, incalza infine Calenda.
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