Crisi delle partite Iva: il 60% ha perso un terzo del fatturato rispetto allo scorso anno

Dopo il crollo delle partite Iva e la perdita di almeno un terzo del fatturato da parte del 60% dei lavoratori autonomi, il governo ha previsto contributi a fondo perduto.

Crisi delle partite Iva- il 60% ha perso un terzo del fatturato rispetto allo scorso anno (Getty) - meteoweek.com
Crisi delle partite Iva- il 60% ha perso un terzo del fatturato rispetto allo scorso anno (Getty) – meteoweek.com

La crisi economica che ha colpito i lavoratori autonomi in possesso di partite Iva è molto più grave di quanto si era previsto: circa il 60% ha infatti perso almeno un terzo del fatturato rispetto allo stesso periodo di attività del 2019. A rivelare la tragica situazione è stata la relazione tecnica all’art.25 del Decreto Rilancio, che si occupa dei contributi a fondo perduto che lo Stato dovrebbe distribuire a commercianti e artigiani, prendendo come riferimento le perdite subite rispetto all’aprile dello scorso anno. I tecnici hanno, infatti, calcolato che il meccanismo d’aiuti dovrebbe riguardare circa 2,6milioni di partite Iva, che corrispondono al 59,1% dei 4,4 milioni di lavoratori autonomi presenti in Italia, per tutti coloro che “esercitano attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario”. Da quanto emerso, sarebbero esclusi dal meccanismo i professionisti, che si sono lamentati di subire un “trattamento da serie B”, secondo le parole espresse dal presidente del consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani.

Attraverso il bonus autonomi lo Stato dovrebbe distribuire 3,8 miliardi di euro nel mese di aprile per circa 4,9 milioni di lavoratori, mentre nel mese di maggio la misura dovrebbe interessare circa 1,12 milioni di lavoratori. L’accesso al bonus, però, escluderebbe dalla possibilità di accesso al fondo perduto e per questo una parte delle risorse potrebbe rimanere nelle casse dello Stato. Il reddito di emergenza dovrebbe, invece, riguardare 867mila famiglie e il bonus per babysitter e colf circa 450mila soggetti. Per l’intervento complessivo previsto dal governo ci sarebbero 6,19 miliardi di euro a disposizione, il che significa che l’aiuto pro capite medio dovrebbe attestarsi intorno ai 1.400 euro. Si tratta di una media statistica, dato che la norma del Decreto Rilancio prevede un indennizzo proporzionale alla perdita di fatturato subita, che va dal 10 al 20% secondo le dimensioni dell’impresa. Saranno quindi in molti a percepire il “minimo garantito” di 1000 euro per le persone fisiche e di 2000 euro per le imprese, dato che per accedere alle percentuali sarà necessario certificare la perdita di fatturato subita, soprattutto attraverso la fatturazione elettronica, dalla quale sono esenti molti titolari di partita Iva, come i forfettari. Nell’art. 25 del Decreto Rilancio sono state comprese anche le attività aperte nel 2019, ma se la data di avvio dell’impresa è posteriore ad aprile dello scorso anno l’unico aiuto previsto è il minimo garantito.

Nella manovra sono, però, stati inseriti anche altri settori, chiamati a dare aiuti e non a riceverli dallo Stato: l’industria del gioco, che dovrebbe contribuire al nuovo fondo “salva sport” per i prossimi 18 mesi in una misura pari al 0,5% degli incassi delle scommesse sportive e virtuali, che corrisponderebbe ad una tassa di circa il 15%.

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