Il leader di Italia Viva Matteo Renzi è intervenuto in Senato e ha votato no alla mozione di sfiducia del ministro della Giustizia Bonafede.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è intervenuto al Senato durante la mozione di sfiducia del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e ha dichiarato: “se noi votassimo oggi secondo il metodo che ella. signor Ministro, ha utilizzato nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei membri dei nostri governi passati dovrebbe andare a casa: Alfano, Guidi, Boschi, Lupi, Lotti, De Vincenti, ma noi non siamo come voi“. Durante la votazione Renzi ha aggiunto: “voteremo contro le mozioni di sfiducia, ma riconosciamo al centrodestra e Emma Bonino di aver posto dei temi veri. La sua mozione non era strumentale“.
Matteo Renzi ha inoltre espresso fiducia nei confronti del governo Conte e ha affermato di voler seguire le indicazioni del presidente del Consiglio: “il premier ha detto che ove ci fosse stato un voto contrario a un ministro il governo sarebbe andato a casa, e noi la seguiamo. Ma lei si assume una responsabilità. Lo dico per un fatto politico, confermo che Conte ha dato negli ultimi tempi segnali importanti“. E ha anche tenuto a precisare: “non ci interessa un sottosegretario ma sbloccare i cantieri. Quando portiamo delle idee non stiamo cercando visibilità“.
Poi il leader di Italia Viva ha parlato anche della scuola e della difficile situazione che stanno vivendo tutti gli studenti italiani e si è detto contrario alla chiusura degli istituti scolastici: “posso dire oggi che a distanza di un mese se pensiamo alla scuola come la prima a chiudere e l’ultima a aprire diamo un messaggio sbagliato alle nuove generazioni: dirlo è fare politica“. Poi ritornando sull’argomento della sfiducia e sul corretto modo di fare politica, Renzi ha dichiarato: “non si fa politica pensando alla legge del taglione: certe sue espressioni sul giustizialismo ci hanno fatto male. Disse ‘se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta’. No, bisogna rifiutare la cultura del sospetto, definita da Falcone l’anticamera del komeinismo. Sulle scarcerazioni c’è stata troppa superficialità, sulle riforme c’è ancora troppo da fare. Bonafede faccia il ministro della Giustizia e non il ministro dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al nostro fianco. La battaglia contro la cultura mafiosa non ci deve vedere divisi. Noi siamo garantisti ma non vuol dire che siamo buonisti. Quando Andrea Orlando nel 2016 venne a dirmi che Provenzano stava morendo e veniva chiesto di farlo morire a casa noi che siamo per la giustizia abbiamo preso un impegno, mantenuto anche per Totò Riina: garantirgli il massimo delle cure possibili ma sono morti in carcere perché quello era il loro posto. Mi auguro che questa riflessione abbia colpito, che abbia fatto riflettere Bonafede, che è persona assolutamente non avvicinabile dalla mafia. Essere additati ingiustamente sui giornali con le proprie famiglie e subir l’onta di un massacro mediatico fa male. La politica, non il populismo ci guidano. Non è il giustizialismo, ma la giustizia“.
Infine Renzi ha parlato del problema dell’immigrazione e della proposta del ministro Bellanova e si è dichiarato favorevole alla battaglia svolta: “abbiamo apprezzato la battaglia del presidente del Consiglio a fianco del ministro Bellanova e accettato le riaperture ma ancora molto c’è da fare. Nel momento in cui pone tutta la sua autorevolezza politica al fianco del ministro della Giustizia dobbiamo essere conseguenti con lui. Se Bonafede ci avesse ascoltato a febbraio sul Dap ciò che avvenuto sulle scarcerazioni non sarebbe successo“. E ha, poi, concluso il suo intervento con un saluto speciale: “mando un pensiero affettuoso al presidente Napolitano. Voi sapete perchè…“, e in risposta alle proteste dell’opposizione ha chiuso il suo intervento affermando: “il fatto che mugugnate fa capire quello che siete. De minimis non curat praetor“.