Compagnia area Qantas: coronavirus? No a distanziamento e mascherine a bordo

Coronavirus, la compagnia aerea australiana Qantas ha deciso di non imporre all’interno dei suoi voli il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine. 

La compagnia aerea australiana Qantas ha preso la sua decisione in merito all’emergenza coronavirus: il mese prossimo riprenderà la sua attività, ma non è prevista l’imposizione di misure di distanziamento sociale e l’utilizzo di mascherine. Le mascherine verranno ad ogni modo distribuite ai passeggeri, insieme al disinfettante. Tuttavia l’uso non è obbligatorio. Il protocollo della compagnia, che sarà lanciato dal 12 giugno, prevede qualche accortezza in più nella fase antecedente al volo. Disposto check-in senza contatto, sanificazione delle stazioni ai gate di partenza e imposizione della distanza sociale nei saloni di attesa della compagnia aerea. Ma le dinamiche del volo rimarranno le stesse.

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Secondo quanto riportato dalla Bbc, infatti, l’amministratore delegato Alan Joyce avrebbe spiegato: se la compagnia imponesse il distanziamento sociale, la capacità di contenimento degli aerei si ridurrebbe drasticamente. Questo fattore si ripercuoterebbe, inevitabilmente, sul prezzo dei biglietti, che schizzerebbe a dieci volte tanto. Poi l’amministratore avrebbe aggiunto che, in realtà, non ci sarebbe bisogno del distanziamento: secondo Joyce le cabine pressurizzate dell’abitacolo creano un ambiente ostile al coronavirus. All’interno degli aerei l’ambiente è più sicuro, dice Joyce, perché “il flusso dell’aria filtrata va dall’alto verso il basso”. Poi un altro fattore sottolineato dall’amministratore delegato: i sedili sarebbero disposti rivolti tutti nella stessa direzione, e gli schienali fungerebbero da barriera. Infine un’ultima considerazione: a livello globale, dice Joyce, sarebbero poche le persone che hanno contratto il coronavirus sugli aerei. Merito dell’ambiente salubre dell’abitacolo o della drastica riduzione del traffico?

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A ribadire le teorie sopracitate, anche Ian Hosegood, direttore medico del gruppo Qantas, che afferma a proposito del distanziamento anti-coronavirus: “Dato il basso rischio di trasmissione a bordo, non crediamo che sia necessario per essere sicuri”. Le misure di prevenzione sopracitate, esterne al volo in sé, penseranno al resto (sanificazione degli ambienti e distanziamento durante il check-in). Poi Hosegood prosegue: “I dati mostrano che il rischio effettivo di prendere il coronavirus su un aereo è già estremamente basso. Ciò è dovuto a una combinazione di fattori, tra cui il sistema di filtraggio dell’aria in cabina, il fatto che le persone non si siedono faccia a faccia e gli schienali alti dei sedili degli aerei che fungono da barriera fisica”. La decisione di Qantas è sospinta anche da una motivazione di carattere economico, dovuta alla crisi legata all’emergenza coronavirus. I voli nazionali in Australia hanno ora un afflusso del 5%. I lavoratori di Qantas ora in cassa integrazione sono circa 20.000, da marzo a fine maggio.

Crisi di settore, Qantas solo una delle tante

La situazione non migliora se si getta un occhio alle altre compagnie. La crisi del settore aereo, dovuto al parziale blocco delle frontiere, infatti, potrebbe costare circa 82 miliardi di euro in Europa. A rischio ben 6-7 milioni di posti di lavoro. La Brussels Airlines è infatti solo l’ultima compagnia ad aver annunciato un consistente taglio del personale, con un esubero di 1.000 dipendenti. Euronews riporta la testimonianza di Luc Martin, da 23 anni assistente di volo della compagnia: “Ci sono molte persone, come me che hanno paura di perdere il lavoro, perché il pensiero va subito alle famiglie, a come faremo ad occuparci di loro. E poi mi chiedo, alla mia età, quanto tempo ci metterò a trovare un nuovo impiego, ammesso che ci riesca”.

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In genere sono molte sono le pressioni da parte degli Stati membri nei confronti della Commissione europea: lo scopo sarebbe elargire aiuti pubblici in deroga alle regole sulla concorrenza leale. Tra questi, Air France riceverà 7 miliardi di euro, Lufthansa ne ha chiesti 10, mentre Alitalia riceverà un miliardo e duecento milioni di euro. Dall’altro lato Ariana Podesta, portavoce della Commissione europea, ha fatto presente: “Riteniamo che degli aiuti di Stato mirati e temporanei possano garantire i posti di lavoro e siano di beneficio alle aziende, ma bisogna fare attenzione a non alterare gli equilibri della libera concorrenza basata su condizioni paritarie. Sotto questo aspetto, siamo un po’ preoccupati.”