Azzolina: “Studenti non sono imbuti da riempire”. Ed è subito ironia social. Ma la ministra si difende: “Imbuto di Norimberga metafora sull’apprendimento”
L’ultima gaffe del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in questo contesto storico in cui la scuola è spesso oggetto di polemiche, ha scatenato una forte ironia sui social, con post e tweet in merito. La frase “incriminata” pronunciata dalla Azzolina è: “Gli studenti non sono imbuti da riempire di conoscenze“. L’intenzione del ministro era di esortare gli insegnanti a utilizzare metodi che prestino maggior attenzione alle esigenze degli studenti. Tuttavia, un imbuto è uno strumento usato per svuotare e non per riempire. Da qui, è esplosa l’ironia sui social.
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Sono in molti ad aver pensato al noto personaggio di Guzzanti, Vulvia, costruito su una presentatrice di un canale tv educativo fissata con gli imbuti. Tra le reazioni c’è anche quella dell’attore Luca Bizzarri che su Twitter ha scritto:”Secondo alcune agenzie di stampa il ministro dell’istruzione Azzolina avrebbe detto che gli studenti non sono `Imbuti da riempire´. Ora o qualcuno mi trova il video o io non ci credo. Non ci credo. Vi prego. Ridatemi i ladri“.
La risposta della Azzolina però non ha tardato ad arrivare. In un post su Facebook spiega che l’imbuto di Norimberga “è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono `versate´ nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto durante la conferenza di sabato, ‘lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro’, ho detto“.
La Azzolina ha proseguito con la sua spiegazione:”Qualcuno mi ha preso alla lettera soffermandosi sul fatto che gli imbuti non si riempiono ma si usano per riempire. Capisco bene che si possa prestare a facili ironie, ci rido su anch’io. Ma ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato a infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni...”.