L’attore francese Michel Piccoli ci ha lasciato all’età di 94 anni. È stato diretto dai più grandi registi europei di sempre, da Godard a Buñuel, passando per Ferreri e Bellocchio. Lo ricordiamo attraverso sue cinque interpretazioni memorabili.
Non basta certamente una lista di cinque film per racchiudere il talento versatile e camaleontico di Michel Piccoli, mostro sacro del cinema europeo che ci ha lasciato all’età di 94 anni. “Devo molto al cinema italiano”, aveva detto a Cannes nel 2011. “Mi ha insegnato moltissimo, da Marco Ferreri in poi, Bellocchio, Corbucci e Scola”. Lo ricordiamo con alcune delle sue migliori interpretazioni.
Quando esce il film di Leos Carax nel 1986, circa cinquecentomila studenti francesi sono in piazza per manifestare contro il progetto di legge di Alain Devaquet sulla riforma del sistema universitario credendo forse di rivivere il maggio del’68. Carax approfitta della “chiusura straordinaria” (un concetto decisamente attuale in tempi di pandemia) per realizzare un film che non insegue il sociale, ma fugge da esso, volta le spalle alla politica e si dichiara non interessato al dibattito pubblico.
Vincitore del Leone d’Oro alla 32esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 1967, il capolavoro di Luis Buñuel ha come protagonista una Catherine Deneuve nella migliore interpretazione della sua carriera. Séverine, giovane moglie d’un medico ospedaliero, è affetta da seri problemi di relazione che la portano a vivere una vita affettiva distorta. Michel Piccoli nel film è Henri Husson, l’uomo che consiglia alla donna un bordello in cui poter esercitare la professione di prostituta. Nel 2006 il regista Manoel de Oliveira ha diretto Bella sempre, rivisitazione del film di Buñuel 38 anni dopo, sempre con Michel Piccoli.
Forse il suo ultimo ruolo davvero fondamentale. Il film di Nanni Moretti, in maniera profetica, mette in scena l’elezione a sorpresa del cardinale Melville (Michel Piccoli, per l’appunto), che non sente però di avere la forza necessaria su di sé per adempiere al ruolo che gli è stato affidato. Al momento della pubblica proclamazione, mentre il cardinale protodiacono sta per annunciare il nome del nuovo pontefice alla folla dei fedeli riuniti in Piazza San Pietro, il neoeletto ha un violento attacco di panico e fugge via nello sconcerto generale, interrompendo la cerimonia prima che sia pubblicamente annunciata la sua elezione.
In uno dei film più belli di Godard (massacrato nell’edizione italiana), il regista icona della nouvelle vague francese fa indossare a Brigitte Bardot in alcune scene una parrucca nera identica alla pettinatura alla Louise Brooks di Nana, la protagonista di Questa è la mia vita, interpretata qualche anno prima da Anna Karina. Ma è Michel Piccoli a porsi come vera e propria anamnesi di Godard, con il suo sigaro e il cappello in testa, la sua gelosia fredda e scostante. Godard riuscì a trasformare la “valorizzazione in chiave sexy” della Bardot, imposta cinicamente dai produttori, in una delle scene d’amore più belle di sempre.
Il regista Marco Ferreri incontrò per la prima volta Michel Piccoli, quando fece visita all’attore impegnato sul set del film La Chamade di Alain Cavalier del 1968. Ferreri diede da leggere a Piccoli qualche pagina del copione di Dillinger è morto e l’attore, entusiasta, si candidò immediatamente per la parte. Ferreri non diede particolari indicazioni a Piccoli su come interpretare il ruolo di Glauco, ma solo brevi cenni per indirizzarne la recitazione.
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