La Fiat Chrysler Automobiles avrebbe fatto richiesta di accedere alle garanzie SACE (società per azioni che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti) per godere della garanzia statale sui prestiti bancari e poter affrontare la crisi economica nata dall’emergenza sanitaria. Carlo Calenda è contrario in modo assoluto al fatto che un’azienda italiana con sede legale e fiscale all’estero debba godere di questo privilegio.
La pratica per poter godere da parte di FCA della garanzia statale sui prestiti bancari sembrerebbe – pur senza conferme- in una fase già avanzata di valutazione. La notizia ha fatto parecchio scalpore, avrebbero richiesto infatti il massimo consentito di liquidità: 6,3 mld di euro.
La FCA non è un’azienda solo italiana ma italo- americana con sede in Olanda. Questo è il motivo dello scontro fra molti esponenti dei partiti di governo. In particolare il leader di Azione Carlo Calenda è furibondo e in un’intervista a TPI espone senza mezzi termini il suo pensiero riguardo la possibilità che lo Stato Italiano possa fare da garante. Lo definisce uno spettacolo indecoroso ed una mancanza di responsabilità da parte di una delle piu’ grandi industrie italiane.
L’ex ministro dello Sviluppo Economico oggi parlamentare europeo, alla domanda di TPI se FCA debba avere diritto o meno a chiedere un prestito con garanzia dello Stato, spiega:” FCA International ha liquidità più che sufficiente per garantire il prestito a FCA Italia, la ragione per cui non lo fa e chiede una garanzia statale è che vuole distribuirsi un dividendo straordinario di 5 mld prima della fusione con PSA”.
PSA (il gruppo che controlla Peugeot, Citroen e Opel) e FCA si sono infatti accordati per fondersi e creare un nuovo grande gruppo industriale, il quarto piu’ grande al mondo del valore di circa 45 miliardi di euro.
Calenda non risparmia colpi menzionando anche FCA come proprietari di mezza stampa italiana, e in un tweet a Matteo Renzi, dichiara: “Repubblica che fino a ieri sosteneva la linea Landini vs Fiat (sbagliata) da quando è stata comprata da Elkann dipinge FCA come una onlus”. Evidenti contraddizioni dunque recentemente comparse su La Repubblica, con un cambiamento dei toni proprio nei confronti della FCA.
Carlo Calenda sostiene che non vi sia necessità da parte di FCA di chiedere un prestito, avendo loro liquidità sufficiente per cavarsela, sono le aziende in difficoltà che hanno bisogno della garanzia. E le risorse non sono infinite, anche per le garanzie. Non fa mistero del suo disappunto legato alla sede legale e fiscale dell’azienda che è posta in un altro paese. Spiega che pagare le tasse significa godere anche della protezione del tuo Stato, di privilegi che non dovrebbero esserci se l’azienda paga le tasse altrove. E malgrado questo sia legale non è moralmente accettabile.