Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli – circa 5 miliardi di fatturato in tutto il mondo – parla del progetto per ricostruire il Paese dopo il lockdown causato dalla pandemia. La preoccupazione più grande è “un’impennata del debito pubblico”. Il Pil dipenderà dalla velocità di ripartenza dell’Italia ma l’operazione, afferma Marco Tronchetti Provera è “di straordinaria complessità”.
“Un’occasione irripetibile per cambiare l’italia”, inizia così l’intervista al noto volto dell’azienda Pirelli riportata su Repubblica. Le preoccupazioni per l’imprenditore non sono poche certo, ma il Paese deve e può ripartire affrontando a testa alta la grande sfida con la storia alla quale siamo stati sottoposti. Sul decreto Rilancio proposto dal governo, Tronchetti espone una riflessione più generale: “Nell’ultimo decennio l’Italia è cresciuta molto meno del resto d’Europa, ha prodotto meno ricchezza e ha peggiorato il rapporto tra debito e Pil. Ora, o mettiamo insieme un grande progetto che abbia come stella polare una crescita stabile e duratura, coinvolgendo le migliori competenze del Paese, oppure nel medio termine quel debito al 160% del Pil ci piomberà sulla schiena e schianterà l’Italia“.
Il rischio peggiore secondo Tronchetti è la deflagrazione dell’euro e una rivoluzione del sistema della moneta unica. Si concentra poi sulla mole di risorse a disposizione che, tra fondi europei e quantità di denaro stanziata dal governo italiano, arriva ad una cifra di oltre 200 miliardi. Bisogna fare molta attenzione a come investire questi soldi, altrimenti si rischia di peggiorare la situazione.
L’amministratore delegato di Pirelli:”Bisogna passare dalle parole ai fatti”
“Adesso è arrivato il momento di fare i conti con il mondo reale, i provvedimenti scritti devono diventare fatti. Sul piano del fatti la macchina pubblica si è vistosamente inceppata, gli aiuti più urgenti faticano ad arrivare a destinazione. Non c’è un solo responsabile, la ragione di questa inefficienza è la complessità del sistema”, aggiunge ancora una riflessione sui provvedimenti italiani per fronteggiare l’emergenza.
Al centro dell’attenzione, la lentezza dell’ingranaggio burocratico e il rallentamento del flusso dei prestiti. Secondo l’imprenditore i ritardi ci sono stati e ci sono tutt’ora. Innanzitutto bisognerebbe far arrivare gli aiuti a chi ne ha veramente bisogno e poi soccorrere tutti i settori, che comunque hanno risentito della chiusura. “ Se l’obiettivo dello Stato è sostenere molte imprese in anni prevedibilmente difficili, il modello non può essere altro che l’investimento finanziario, con un limite di tempo possibilmente lungo e una remunerazione legata ai risultati dell’azienda”, aggiunge Tronchetti sul piano economico.
Il Pil in caduta libera
Grande denaro a disposizione per fronteggiare la crisi economica si unirà inevitabilmente ad un debito pubblico destinato ad impennarsi dal 130 al 160%. Secondo Tronchetti l’erosione del Pil dipenderà molto dalla crescita economica in tutti i settori e ad oggi non è possibile stimarla con precisione. Sicuramente sull’emergenza sanitaria lo Stato ha risposto positivamente, sottolinea Tronchetti “ “Ha fronteggiato l’emergenza sanitaria meglio di altri, commettendo meno errori di quelli che abbiamo visto fare in Paesi che pure sono arrivati al picco dei contagi settimane dopo l’Italia”. Adesso è il momento di fare i conti, senza abbassare la guardia, anche con la nostra economia, con i fatti, perché se “si mettono soldi ed esiste un piano che stia in piedi ci sarà un ritorno economico. Se non c’è, li si butta via“.