Tensione alle stelle nelle procure: la pubblicazione delle chat di Palamara riaccende il conflitto tra le correnti. l’Anm richiede gli atti dell’inchiesta.
Si riaccendono i riflettori sulla magistratura italiana, ancora in subbuglio dopo lo scandalo che ha coinvolto il pm Luca Palamara che ha evidenziato gravi lacune ed una mancanza di chiarezza e credibilità all’interno del sistema delle nomine della magistratura. La pubblicazione recente delle chat, oggetto dell’inchiesta, ha riportato al centro dell’attenzione mediatica il caso delle nomine dei magistrati. Negli ultimi giorni un botta e risposta tra le diverse correnti ha evidenziato una tensione altissima: l’Associazione Nazionale Magistrati ha pubblicato una nota, nella quale rende noto di aver fatto richiesta degli atti relativi all’inchiesta su Palamara: “L’Anm ha assunto una posizione netta ed inflessibile sui gravissimi episodi emersi dalle indagini svolte dalla Procura di Perugia che hanno disvelato il progetto di spostare al di fuori del luogo istituzionale le scelte in ordine alle nomine dei dirigenti degli Uffici Giudiziari, concordandole con parlamentari ed ex consiglieri del CSM”. L’associazione dei magistrati valuterà con attenzione i fatti che emergeranno dalle chat pubblicate in questi giorni da cui “emergono possibili violazioni di natura etica e deontologica”. “Pur cogliendo la profonda differenza tra quelle trame occulte e la diffusa abitudine di rivolgersi ai consiglieri superiori o esponenti delle correnti per ottenere nomine, incarichi o trasferimenti” prosegue la nota “abbiamo da subito individuato il carrierismo all’origine di quella gravissima e assolutamente trasversale degenerazione. Per questo avevamo ritenuto e riteniamo tutt’ora necessario che all’emergere di quei fatti segua una riflessione interna all’associazione ed una seria autocritica da parte dei gruppi associativi ed abbiamo individuato alcune possibili aree di intervento”.
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Una serie di modifiche che riguardano proprio il sistema elettorale del Csm, oltre che il Testo Unico della Sicurezza. Ma le scelte da compiere potrebbero essere ulteriori, a partire dai provvedimenti da assumere nei confronti dei magistrati che hanno mostrato atteggiamenti non idonei al ruolo, e che emergerebbero dalle intercettazioni: “Emergono possibili violazioni dell’articolo 10 del Codice Etico che fa divieto ai magistrati di servirsi del ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri o di influire impropriamente per ottenere promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e incarichi di ogni natura cui aspirino”, specifica la nota. Alle esternazioni dell’Anm sono seguite altre prese di posizione, a partire da quella di Magistratura Indipendente: “In questi giorni più testate giornalistiche hanno nuovamente consegnato (con un tempismo che fa riflettere) al pubblico dei lettori porzioni di conversazioni
di tenore simile a quelle dell’ormai noto caso Palamara, con
alcuni nuovi (e molti noti) protagonisti (uno dei quali è lo
stesso che rievocava lo scandalo P2). Però il Governo dell’Anm,
con alla guida Area, tace, osserva, medita e non si scandalizza,
non favella; eppure alcuni dei timonieri attuali si stracciarono
le vesti nel mese di maggio 2019 a fronte di pubblicazioni di
intercettazioni con protagonisti (in parte) diversi”. Alla nota è allegata una richiesta di intervento: “Non intendiamo chiedere lo scalpo dei colleghi a vario titolo protagonisti delle conversazioni di più recente pubblicazione; intendiamo però conoscere la loro posizione, la loro versione dei fatti, la loro lettura; la loro difesa. Però chiediamo – insiste Magistratura Indipendente – che chi governa l’Associazione Nazionale Magistrati sui più recenti accadimenti prenda posizione”. Anche Area, l’associazione di giudici “progressisti”, ha emesso una nota: “È in atto un attacco concentrico di una parte della stampa e della magistratura alla vigilia dell’inizio del processo e dei procedimenti disciplinari per i protagonisti delle tristi vicende dell’albergo Champagne. Un
attacco anche al nostro gruppo ma, soprattutto, al cambiamento
avviato all’interno del CSM dopo l’indignazione di maggio 2019″.
Area ha tra l’altro sottolineato di aver preso le distanze dal sistema emerso all’inizio dell’indagine su Palamara. Chiude il balletto degli interventi la nota di “Unità per la Costituzione”, la corrente “di centro” della magistratura: “Il correntismo non sarà sconfitto e ogni rinnovamento è destinato a restare parola vuota se non si opera per riforme concrete immediate e efficaci, che pongano rimedio alle cause di degenerazione del sistema. L’indagine di Perugia ha svelato la debolezza delle correnti e il lobbismo, trasversale e sotterraneo, che ha occupato il vuoto lasciato da quella debolezza”: sono le parole del presidente
Mariano Sciacca e del segretario di Unicost Francesco Cananzi.
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