Carlo Messina, dal suo punto di osservazione quale ceo della prima banca del Paese (Intesa San Paolo) ha raccontato il decreto rilancio e fatto una previsione.
Carlo Messina ceo di Intesa San Paolo ha parlato del Decreto Rilancio, analizzandone i nodi e spiegando il suo punto di vista sull’operato del governo e lo ha fatto sulle pagine de Il Messaggero proprio oggi. Messina ha detto prima di tutto che visto il contesto emergenziale nel quale è stata concepito, si tratterebbe di una buona manovra. Non deve essere facile per chi è al governo misurarsi con una fase di straordinaria complessità come quella attuale. E non solo nel nostro Paese. Il provvedimento, secondo lui, potrà essere migliorato, ma ha un carattere strategico all’altezza del momento. Sarà fondamentale far arrivare rapidamente a destinazione le risorse stanziate. Qui iniziano i nodi, visto che sulla questione burocrazia l’Italia annaspa da tempo immemore. Non è questo, comunque, l’unico dei problemi. Secondo Messina bisogna tenere alta l’attenzione rispetto al rischio di un forte aumento della povertà. I risvolti potenzialmente più drammatici potranno essere contenuti se saremo in grado di mettere in campo strumenti concreti e innovativi. Il riferimento alla crisi economica è chiaro soprattutto in questo momento che in molte fabbriche in Italia la protesta è accesa per via della Cig in deroga. L’ombra della crisi economica sta mietendo non poche vittime.
Leggi anche –> Coronavirus, l’Olanda pensa ai single: “Trovate un compagno di letto”
Leggi anche –> Le autopsie decisive contro i pareri del ministero: «Così abbiamo scoperto come uccide il coronavirus»
Leggi anche –> Coronavirus, anche parlando c’è il rischio di contagiare
Secondo il Ceo di Intesa San Paolo sono necessari interventi più strutturali, con equilibrio di risorse tra pubblico e privato. « Penso a qualcosa di simile a quanto abbiamo fatto noi con la città di Bergamo. Interventi a fondo perduto e prestiti d’impatto a lunga scadenza e a tassi molto bassi destinati alle piccole imprese, esercizi commerciali e artigiani, strutture di base del tessuto produttivo locale. Oppure alle nuove emergenze che contribuiremo a risolvere con i 125 milioni messi a disposizione dal nostro Fondo d’impatto. Dobbiamo rafforzare la coesione sociale del Paese, credo sia una necessità assoluta, come lo è tentare di risolvere l’elevata disoccupazione giovanile, un problema strettamente connesso alla povertà». Sarà possibile in tutto il Paese? Sembra difficile da immaginare.