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Cronaca

Coronavirus, Ricciardi: “In Lombardia e Piemonte l’epidemia non è mai finita”

Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute nella gestione dell’emergenza coronavirus, avverte: “L’epidemia in Lombardia non è mai finita. Stiamo parlando ancora di numeri a tre cifre”. 

Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute nella gestione dell’emergenza coronavirus non abbassa la guardia, anzi, a proposito della fase due ricorda: “L’epidemia in Lombardia non è mai finita, anche in Piemonte. Stiamo parlando ancora di numeri a 3 cifre”. E’ quanto affermato dall’esperto durante il webinar Il futuro delle politiche sanitarie in Italia e in Europa. La diffusione delle riaperture in tutta Italia, la cui gestione verrà di base lasciata agli enti locali, sta facendo passare in secondo piano un dato. E Ricciardi lo ricorda in maniera netta: “In Italia c’è un caso Lombardia, e probabilmente anche un caso Piemonte. In altri Paesi, con questi numeri, sarebbero tornati al lockdown”. I numeri sono ancora alti, troppo, per spingere su una riapertura diffusa. A questo si aggiungono anche le problematiche derivanti da un sistema sanitario nazionale che ha subito “tagli brutali”, e che ora fa difficoltà a gestire quella che sarebbe una situazione critica anche in condizioni normali.

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Per questo Ricciardi insiste sulle riaperture differenziate in fase due. Proprio perché il quadro epidemiologico varia da regione a regione, ed estendere le riaperture a tutto il territorio nazionale vuol dire farlo anche nei confronti di Lombardia e Piemonte, che invece si trovano ancora in piena emergenza. ”È stata da sempre la mia linea. È ovvio che le decisioni si devono basare sulla situazione epidemica. Se tu hai una situazione sotto controllo, con zero casi in alcune regioni, e queste regioni sono a centinaia di km di distanza dalle zone in cui c’è alta circolazione del virus, perché devi tenere bloccate le fabbriche, gli esercizi commerciali o perfino le scuole?”. Infatti è stato appena raggiunto l’accordo raggiunto tra Governo e regioni sulla gestione delle riaperture in fase due, che, è stato concordato, sarà in chiave regionale. Ogni presidente di regione disporrà di una serie di poteri decisionali sulla gestione dell’emergenza. Ma la linea generale sembrerebbe essere quella di ripartire.

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Preoccupa, però, la Lombardia. E a confermare le parole di Ricciardi sono i dati della curva epidemiologica: nella curva in data aggiornata fino al 12 maggio si registrano minime fibrillazioni, che però portano la Lombardia già in una zona critica. A questo si aggiunga che si resta in attesa dei tamponi effettuati più di recente. In sostanza, se l’epidemia dovesse tornare a crescere, lo sapremo solo tra due settimane. Inoltre, come riporta il Corriere, a preoccupare gli esperti è soprattutto Milano. Se i nuovi focolai partissero proprio nel capoluogo lombardo, la gestione della seconda ondata diventerebbe molto più complessa, e il livello critico si avvicinerebbe rapidamente. Insomma, è necessaria la massima allerta in una zona che, in base ai dati, ora è sul filo del rasoio. Secondo Ricciardi, è anche oltre, è ancora in piena epidemia.

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Sarà dunque necessario attendere il vaccino, per allentare la tensione in maniera definitiva. Ricciardi comunica che per il vaccino del coronavirus “l’anno cruciale è il 2021”. A quel punto bisognerà lavorare su una distribuzione ampia e veloce. A tal proposito, Ricciardi sottolinea l’impegno della comunità scientifica internazionale sulla ricerca di un vaccino: “A marzo avevamo 20 gruppi di ricerca, ormai ce ne sono più di 100 nel mondo. La settimana scorsa la Commissione europea ha raccolto 7,5 miliardi di euro per metterli a disposizione. E stamattina alla riunione dei ministri della Salute del G7, su spinta italiana, francese e tedesca, è stato ribadito che questo è un bene pubblico”.

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