Il virologo Crisanti guida con successo la gestione dell’emergenza Covid-19 in Veneto. “I progetti che hanno come obiettivo di sviluppare il vaccino sono giustificati e vanno incoraggiati, ma non abbiamo garanzie. Non diamo false illusioni”
Guida con successo la gestione dell’emergenza covid in Veneto, ma respinge con forza le ipotesi che vedrebbero un vaccino garantito pronto in tempi brevi. Il virologo Andrea Crisanti ha parlato a trecentosessanta gradi ad Askanews di cosa ci aspetta nei prossimi mesi, tra il caldo alleato e la cura con il plasma. “Se noi usiamo le mascherine – ha esordito – abbiamo un impatto sull’R0. Se noi implementiamo il distanziamento sociale, di nuovo, abbiamo un impatto sull’R0. Se la temperatura in qualche modo disidrata, se le alte temperature inducono una disidratazione più veloce di queste microgoccioline, avrà un impatto sull’R0. Però ancora non sappiamo se l’aumento delle temperature e il bel tempo, quale sarà l’entità dell’effetto che avranno. La temperatura impatta sull’R0, ma non sappiamo ancora con che entità”.
“Mi preme sottolineare però – prosegue – che sul vaccino è irresponsabile indurre false speranze, non abbiamo ancora garanzie. Purtroppo non è possibile sviluppare vaccini per tutte le malattie. Se lei pensa al vaccino contro l’hiv, il virus che causa l’Aids, non è stato possibile svilupparlo. All’inizio c’erano un pullulare di progetti, che avevano l’obiettivo di sviluppare il vaccino, la stessa cosa vale per l’epatite C, la stessa cosa vale per la malaria. Sono 80 anni che si cerca di sviluppare un vaccino contro la malaria e non ci si è mai riusciti. Cosa voglio dire? Voglio dire che i progetti che hanno come obiettivo di sviluppare il vaccino sono giustificati e vanno incoraggiati. Allo stesso tempo però penso sia irresponsabile indurre false speranze che il vaccino sarà disponibile fra due o tre anni, non ne abbiamo nessuna garanzia”.
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Sulla terapia anti-Covid con il plasma, cioè il sangue dei guariti che hanno sviluppato gli anticorpi, di cui la Regione Veneto ha in programma di creare una banca, Crisanti si mostra moderatamente ottimista ma con delle riserve. “In diversi casi sui malati che sono refrattari a qualsiasi terapia ha effetto. Il problema è che è molto complesso creare questa banca del plasma, perché purtroppo la maggior parte delle persone infette che guariscono non produce anticorpi in quantità sufficienti. Facciamo dunque un esempio: se prendiamo 100 sacche di plasma, di idonee ce ne saranno 5 o 6”.
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