L’operazione condotta dai Ros per ordine della procura di Roma che sta indagando sul sequestro della volontaria Silvia Romano.
Sono scattate subito le indagini per l’Associazione Africa Milele: la notizia, anticipata dal Tg3, viene confermata all’AGI da fonti investigative. La sede della Onlus si trova a Fano (Pesaro), dove vive Lilian Sora, la responsabile dell’associazione che aveva organizzato il viaggio di Silvia romano a Chakama, in Kenya. Qui la giovane era stata rapita il 20 novembre 2018 da parte di una banda di militanti islamici di Al Shabaab. Oggi gli inquirenti vogliono verificare se quel rapimento poteva essere evitato oppure no. L’inchiesta al momento è a carico di ignoti ma le accuse rivolte dalla cooperante hanno il volto di Lillian Sora e del suo lavoro giudicato approssimativo. “Sono stata mandata allo sbaraglio”, avrebbe detto la ragazza. Al centro delle verifiche le condizioni di sicurezza in cui era stata mandata a lavorare la giovane milanese. «Sospetto che alcuni componenti del commando abbiano dormito vicino alla nostra casa, prima del rapimento» aveva già dichiarato Lilian Sora. La sede a Chakama di Africa Milele era sorvegliata dal compagno di Sora e da un altro addetto locale, entrambi masai. All’interno di quei locali era avvenuto il rapimento che era stato subito giudicato molto sospetto. Intanto crescono le polemiche intorno alla sua conversione volontaria.
Di Maio ha dichiarato che non sarebbe stato pagato nessun riscatto per la ragazza ma il leader dei militanti islamici Al Shabaab intervistato avrebbe già detto che i soldi li avrebbe ricevuti eccome e che li avrebbe usati per la jihad. Ci sono poche certezze, le indagini dovranno far luce su molti aspetti, a partire dall’Associazione contro cui si è scagliata anche la politica. «A quel che ci risulta – scrive su Facebook Andrea Cangini, senatore di Forza Italia e portavoce di Voce Libera – la Africa Milele di Fano, fondata dalla moglie del deputato grillino Roberto Rossini, ha disapplicato i protocolli di sicurezza della Farnesina, ha indotto Silvia Romano ad operare in una zona considerata ad alto rischio, e infatti evitata da tutti i cooperanti», polemiche polemiche e ancora polemiche. I vertici della onlus comunque erano stati al centro di verifiche nei mesi in cui la Romano è stata tenuta prigioniera. Non è escluso, hanno fatto trapelare fonti investigative, che le verifiche possano proseguire nelle prossime settimane.