Il capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, Fulvio Baldi, ha rassegnato oggi le sue dimissioni apparentemente “per motivi personali”. A gravare sulla faccenda sono state, però, alcune intercettazioni telefoniche.
Secondo quanto si apprende, il capo di gabinetto del Ministero di Giustizia, Fulvio Baldi, si è dimesso nella giornata di oggi. Il ministro Alfonso Bonafede, riportano le fonti, pare non abbia apprezzato la vicenda portata all’attenzione dei media dai giornalisti de Il Fatto quotidiano, che in un articolo che riporta la data di ieri avevano fatto emergere delle conversazioni telefoniche con Luca Palamara.
Il ministro della Giustizia dovrà ora decidere a chi affidare la carica di capo di gabinetto, la cui reggenza è stata affidata per il momento al capo dell’ufficio legislativo, Mauro Vitiello.
Secondo quanto viene riportato da Il Fatto Quotidiano, pare che le dimissioni capo di gabinetto Fulvio Baldi siano arrivate non molto tempo dopo l’inchiesta pubblicata dai gionalisti Marco Lillo e Antonio Massari, con titolo “Csm, nelle carte lo strapotere della corrente di Palamara pure dentro al ministero”.
Sebbene le agenzie di stampa riferiscano le “ragioni personali” come motivazione dietro tali dimissioni, sembra in realtà che il ministro della Giustizia Bonafede non abbia apprezzato le vicende raccontate in quelle conversazioni telefoniche avvenute tra Baldi e Palamara. Vicende sviluppatesi nel periodo aprile-maggio 2018, e fatte di raccomandazioni in favore di una pm e di una giudice che avevano intenzione di andare a lavorare proprio al Ministero della Giustizia, in via Arenula a Roma.
Nello specifico, sarebbero numerose le telefonate intercettate nell’inchiesta di Perugia per corruzione a carico di Palamara, nelle quali l’ex presidente dell’Anm si rivolge più volte a Baldi chiamandolo “Fulvietto”, e parlandogli di alcuni suoi amici magistrati della sua corrente che vorrebbe far entrare a lavorare al ministero – e tra questi si fa il nome di Katia Marino, una pm di Modena.
Conversazioni, quelle intercettate, che non si ripercutono penalmente contro il capo gabinetto che è estraneo alle indagini, ma ritenute ovviamente inaccettabili e imbarazzati per chi ricopre una carica del ministero di via Arenula.
Fulvio Baldi ha dunque rassegnato le sue dimissioni ufficiali “per motivi personali”, dopo aver tenuto ieri sera un colloquio con il guardasigilli, Alfonso Bonafede, che di risposta ha comunque ringraziato l’ormai ex capo di gabinetto per il lavoro portato avanti dal giugno 2018.
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