Sono tantissimi gli appassionati che, nonostante una qualità altalenante, hanno premiato negli anni la saga cinematografica di Resident Evil creata da Paul W.S. Anderson e da Milla Jokovich (molto più che una semplice attrice). Adesso arriva anche un endorsement inaspettato: quello di James Cameron.
“Uno di quei film che si potrebbero considerare dei guilty pleasure, ma che io trovo siano in realtà fatti molto bene, è Resident Evil”. Parola di James Cameron, celebre regista di Titanic, Terminator e Avatar, che ha rivelato di apprezzare il film del 2002 con Milla Jokovich e Michelle Rodriguez, diretto da Paul W.S. Anderson, che ha dato il via alla fortunata saga cinematografica di Resident Evil. Quali sono gli elementi per cui è diventata cult?
Resident Evil | il segreto del successo
La macchina da guerra Resident Evil, l’unico esempio di saga che continua parallelamente senza sosta sulle console da gioco e sul grande schermo cinematografico, è caratterizzata da una forza e da una longevità che pochissime altre serie hanno (e che nessuna serie tratta da un videogioco potrebbe attualmente raggiungere). Quando uscì nel 2002, però, proprio quel film diretto da Paul W.S. Anderson che oggi riceve i complimenti di una istituzione come quella di James Cameron, fu liquidato come uno dei tantissimi adattamenti da videogiochi destinati ad essere dimenticati dopo poco (erano gli anni di Tomb Raider con Angelina Jolie, per capirci). Ma la saga con Milla Jovovich ha dimostrato di poter essere diversa. Ognuno dei sei film (ma c’è già un remake prodotto da James Wan all’orizzonte) nella peggiore delle ipotesi è riuscito ad incassare il doppio di quanto non fosse costato. Un’unica storia a fare da collante: ogni capitolo è dotato di cliffhanger per preparare a quello dopo, ogni film strutturato praticamente nella stessa maniera di quello precedente, ma con una protagonista inossidabile.
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L’importanza di Milla Jovovich
Ognuno dei film della saga di Resident Evil è stato concepito attorno alla capacità unica di Milla Jovovich di rendere plausibili e convincenti anche le situazioni più assurde ed incoerenti. E fu proprio in quel primo capitolo del 2002 che l’attrice dimostrò che solo un fisico ed un volto (bellezza e durezza allo stesso tempo) come il suo, insieme alla sua determinazione e serietà, potevano dare un senso ad una saga che invece era nata come progetto “prendi i soldi e scappa”, senza alcuna ambizione a durare così tanto nel tempo. Le sue espressioni da sole bastano (anche nelle scene in cui non dice nulla) a comunicare la furia e l’odio verso il mondo come unica chiave di lettura attraverso cui poter godere dei film della saga.
Un guilty pleasure
Se è vero che ci sono attori che hanno bisogno di un film per dare un senso alla propria carriera, è anche vero il contrario: che ci sono film che necessitano di un attore o di un’attrice specifici per avere un senso. Resident Evil non sarebbe niente senza Milla Jovovich, ma solo una serie di scene deliranti in computer grafica, con un montaggio tutt’altro che perfetto ed un sound design approssimativo. Con Milla Jovovich, invece, la saga è diventata un trionfo di dinamismo e piacere nel movimento, un canto alla resistenza femminile. L’unico corpo possibile era il suo.