Migliaia di persone hanno manifestato per l’arresto di un vescovo e altri 8 religiosi della Chiesa ortodossa serba per aver violato le norme anti-Covid. Proteste in piazza e scontri con la polizia.
Il Montenegro ieri sera è stato scosso da proteste in piazza e violenti scontri con la polizia: migliaia di persone hanno manifestato contro l’arresto di un vescovo e altri 8 religiosi della Chiesa ortodossa serba. L’arresto aveva avuto luogo a causa di una processione organizzata dai religiosi, una processione che, creando assembramenti, ha violato le misure di distanziamento sociale anti-contagio. Immediati, dunque, gli arresti, avvenuti martedì sera. Per i religiosi è stata disposta una detenzione di 72 ore. Da lì una concatenazione di eventi e reazioni: i legali avevano richiesto il rilascio dei religiosi, ma la richiesta non è stata accolta dai giudici.
Questo rifiuto ha poi portato allo scoppio di rabbia della popolazione serba locale, alle proteste e agli scontri con la polizia. In realtà, gli arresti hanno soffiato sul fuoco: la tensione in Montenegro era già alta da inizio anno, quando è stata promulgata una legge sulla libertà religiosa molto dibattuta. La legge è stata ritenuta ostile e discriminatoria nei confronti della Chiesa ortodossa serba. Un clima di tensione che si è alimentato nel corso dei mesi, fino a scoppiare fin dalle proteste di martedì sera. Poi, ieri sera, scontri ancor più violenti con la polizia a Niksic, Berane, Pljevlje. Forti tensioni anche nella capitale Podgodica e Budva.
Durante le proteste avrebbe preso piede il lancio di sassi, bottiglie e petardi contro gli agenti in tenuta antisommossa. Dall’altro lato, gli agenti hanno risposto con manganelli e gas lacrimogeni. Una vera e propria guerriglia urbana che si lascia lo strascico di molti feriti (anche tra i poliziotti) e tanti arresti. Arrestato anche un giornalista del quotidiano Vecernje Novosti, ma l’uomo è stato rilasciato dopo qualche ora. L’attenzione sulla questione si è spostata anche ai piani alti. E’ forte la preoccupazione per il clima sociale in Montenegro, un’apprensione espressa anche in un colloquio telefonico dal presidente serbo Aleksandar Vucic e dal patriarca serbo-ortodosso Irinej
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