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Cronaca

L’Italia ai tempi del Coronavirus: per la Francia siamo ”i nuovi poveri d’Europa”

Un recente articolo pubblicato dall’agenzia francese AFP mostra, ai cittadini d’oltralpe, un’Italia in ginocchio a causa del coronavirus: si parla di tante famiglie e lavoratori in difficoltà, dei “nuovi poveri d’Europa”.

mensa dei poveri del Carmine in piazza Mercato (Napoli) – foto via La Repubblica

Dopo aver avuto la nomea di “untori” del Vecchio Continente, con tanto di pizza al gusto coronavirus appena tirata fuori dal forno, il nuovo epiteto che spetta agli italiani da parte dei francesi è quello di “nuovi poveri d’Europa“. Un quadro, quello dipinto dalla giornalista dell’agenzia AFP che non può essere frainteso: “dall’Opera alla fila per il pane“, dalla vita più che dignitosa a quella degli emarginati che non arrivano a fine mese se non con gli aiuti delle associazioni di volontariato.

Un dipinto che fa male, quello che ritrae l’Italia così ferita, e che arriva diretto e spedito all’interno dei confini francesi e non solo. Eppure, quanto scritto e descritto dalla corrispondente estera si apprende da testimonianze dirette che lei stessa ha raccolto, da persone che lei stessa ha osservato mentre facevano la fila alla Caritas o presso altri centri di distribuzione del cibo.

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In Italia nuovi poveri in fila per i beni alimentari

Il reportage pubblicato da AFP e firmato dalla corrispondente Alexandria Sage mostra un’Italia ormai in ginocchio a causa del coronavirus, che inizia a “sentire gli effetti della sua crisi economica più punitiva dopo quella della Seconda Guerra Mondiale”. Una crisi che ha fatto aumentare sensibilmente il numero delle persone bisognose e in difficoltà finanziaria.

E un po’ come se stesse riscrivendo una versione più moderna e contemporanea dell'”assalto al forno delle grucce“, Sage racconta ai lettori d’oltralpe come “in una serata recente, una grande folla si è fatta avanti per prendere quelle 130 buste di cibo distribuite dai volontari, sorvegliate dai lavoratori della Croce Rossa“. Una scena che faceva respirare una corrente di “disperazione“, “nonostante il sole al tramonto e lo sfondo idilliaco” di Roma, dato che alcune persone, “arrivando troppo tardi per una busta tutta loro”, se ne sono andate via con la delusione e la sconfitta impresse nel volto.

Al di là della scelta stilistica improntata dalla giornalista, che mantiene questo tono per tutto l’articolo, ci viene in breve spiegato come “tra la folla c’erano volti nuovi non abituati a chiedere aiuto”. A fare la fila per avere delle scorte di cibo, altrimenti troppo costose per essere acquistate, è stato detto alla corrispondente che vi erano molti nuovi poveri, costretti a questa prassi per via dell’emergenza di coronavirus.

Si parla di Anna, una donna che ha attraversato tutta la città per venire a prendere quella busta di cibo. Le sue condizioni economiche erano già precarie prima dell’epidemia, ma con le misure d’emergenza scattate a febbraio, ora è costretta a fare la fila “nei momenti di maggiore difficoltà”. Poi c’è Maria, che per 30 anni ha lavorato alla Scala di Milano, e che dopo la cessata attività imposta dalle disposizioni del governo ora è costretta a “ritrovarsi nella stessa situazione di quelle persone bisognose d’aiuto” – le stesse che assisteva mentre faceva parte di una associazione di volontariato per senzatetto.

foto via La Stampa

E infine si parla anche di Antonio, che lavorava come operatore per il trasporto dei disabili e degli anziani con difficoltà motorie, e che data la situazione ad oggi non riesce ad arrivare a fine mese. Del resto, con quei 400 euro mensili dati dal Reddito di cittadinanza deve pagare anche i sussidi per la figlioletta di 9 anni.

La Repubblica, si riporta, ha stimato che 11 milioni e mezzo di italiani, la metà della forza lavoro del Paese, ha smesso di ricevere lo stipendio e ha cominciato a fare richiesta di sostegno allo Stato. Il mese scorso, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha tratteggiato un panorama che vedrà il 27% degli italiani finire sotto la soglia della povertà, se non riceveranno stipendi o aiuti per tre mesi consecutivi. Mentre in questi giorni, il premier Giuseppe Conte ha annunciato la ripartenza della Fase 3, con lo stanziamento di altri 55 miliardi destinati agli aiuti per le famiglie, i lavoratori e le imprese.

Il Paese deve “ripartire, perché se resteremo bloccati un altro mese avremo una guerra civile,” spiega melodrammaticamente Antonio alla giornalista francese; anche perché “la gente è disperata“. E nessuno spreca più niente, e gli scarti alimentari così come quelli di qualsiasi altro tipo sono ridotti all’osso. Tanto che, a chiudere l’articolo dell’AFP, ci viene mostrata un’altra fotografia – questa volta in bianco e nero: “i senzatetto continuano a rovistare invano nei bidoni della spazzatura. Ora non riescono a trovare più nulla. Nessuno butta via niente.”

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