Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, si è recato questa mattina in tribunale a Roma per assistere al processo per le minacce del clan dei Casalesi nei confronti di Roberto Saviano e Rosaria Capacchione.
Il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, si è recato questa mattina a Roma, in tribunale, per assistere all’udienza del processo che vede protagonisti sia Roberto Saviano che Rosaria Capacchione, vittime di minaccia da parte del clan dei Casalesi.
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Giulietti, che ha assisto al processo anche in rappresentanza del segretario generale Raffaele Lorusso e del Sindacato unitario giornalisti della Campania, ha espresso la “vicinanza della Fnsi e del Sugc ai due colleghi costretti a vivere sotto scorta per via delle intimidazioni ricevute”, e ha anche ribadito l’assoluto impegno da parte della Federazione della Stampa, che anche in questo caso è “pronta a stare dalla parte dei cronisti minacciati“.
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I due giornalisti – dei quali soltanto Capacchione era oggi presente in aula – sono ormai da anni costretti a vivere sotto scorta. La Fnsi si è costituita parte civile nel processo, ed è assistita dall’avvocato Giulio Vasaturo, al quale vanno tutti i ringraziamenti di Giulietti e della stessa Federazione. “Ringraziamo l’avvocato Vasaturo per il suo impegno al fianco dei giornalisti italiani in numerosi processi”, ha dichiarato infatti il presidente.
Era lo scorso dicembre, quando i giudici del tribunale di Roma avevano dato inizio al procedimento nei confronti degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello, entrambi accusati insieme al capoclan Francesco Bidognetti di minacce aggravate contro lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. Al processo si era poi costituita parte civile anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, assistita appunto dall’avvocato Giulio Vasaturo.
Tale situazione si è verificata a seguito di alcuni fatti risalenti a diversi anni fa. Dopo la lettura del proclama letto in aula da Santonastaso nel 2008, in occasione del processo Spartacus, erano partite le accuse che vedevano tale documento come come un’istanza diffamatoria e calunniosa nei confronti di magistrati, scrittori e giornalisti, e un’esplicita minaccia a tutti coloro che avevano sostenuto l’accusa nel processo al clan dei Casalesi.
Tra questi, appunto, figuravano anche lo scrittore e la giornalista, oltre che diversi magistrati. Due anni fa era stata però dichiarata nulla la sentenza di primo grado dalla Corte di Appello di Napoli per incompetenza territoriale, con Santonastaso condannato a 1 anno, mentre D’Aniello e Bidognetti dichiarati assolti. Il procedimento, tuttavia, si è infine spostato a Roma, su disposizione della Dda di Napoli, con un ritardo della riapertura del fascicolo di più di un anno.
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