Secondo un’indagine Ue, la maggioranza della comunità Lgbti italiana boccia l’azione di Governo nella lotta all’intolleranza, un impegno considerato insufficiente.
Una ricerca sui crimini motivati da odio e discriminazione contro le persone Lgbti condotta in Europa rivela l’insoddisfazione della comunità Lgbti in Italia riguardo l’impegno del Governo nella lotta all’intolleranza. A condurre lo studio del 2019, più vasto e aperto a tutta l’Europa, è stata l’agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue (Fra). La ricerca è stata resa nota oggi. L’indagine è basata su quasi 140mila risposte ricevute da tutti i paesi Ue, oltre che dal Regno Unito, Serbia e Macedonia del Nord. Stando a quanto risulta dall’indagine, ciò che emerge dallo scenario Italia è una profonda insoddisfazione sul tema (la più alta in Ue dopo Polonia e Ungheria). La stragrande maggioranza degli Lgbti italiani (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali) crede che il Governo non si impegni realmente nella lotta contro i pregiudizi e intolleranza. Parlando di numeri: solo l’8% si ritiene soddisfatto dall’azione svolta dalle autorità nazionali. La media europea è del 33%. Tuttavia, secondo lo studio, le denunce di attacchi presentate dalla comunità Lgbti italiana negli ultimi cinque anni sono notevolmente inferiori rispetto alla media europea. Molto più piccola anche la percentuale di chi dichiara di esser stato molestato negli ultimi cinque mesi.
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Ma nella ricerca viene specificato un elemento: in genere molte persone Lgbti si sentono ancora in dovere di nascondere il loro orientamento sessuale e identità di genere. E’ un dato da aggiungere all’anomalia dei dati italiani: da un lato una forte insoddisfazione, dall’altro una minore quantità di denunce. Spesso, sottolinea la ricerca, si nascondono i propri orientamenti per evitare discriminazioni, molestie o violenze. E si tratta di una misura di autoprotezione abbastanza diffusa: nell’Ue gli Lgbti che continuano a nascondere il proprio orientamento sessuale sono il 30%, in Italia il 36%. Insomma, in entrambi i casi una percentuale molto alta.
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All’interno di questa media, ci sono dei picchi positivi e negativi. Il Paese con il più alto indice di gradimento sembra essere Malta, con un 83% che crede che il proprio Governo sia effettivamente attivo nella lotta contro le discriminazioni. Poi, in ordine, Lussemburgo, Irlanda e Danimarca. Per quanto riguarda le violenze subite dal 2014 al 2019, gli Lgbti che affermano di averne subite sono in media in Europa l’11%. In Italia sono l’8% (come in Danimarca), a Malta il 6%, in Lussemburgo 10%. Stupiscono la Francia (con il suo 14%) e la Germania (con il 13%). Per le molestie subite nei 12 mesi precedenti, invece, la media europea è del 38%. In Italia gli Lgbti che affermano di aver subito molestie negli ultimi 12 mesi sono il 32%. Per quanto riguarda la discriminazione percepita, invece, gli italiani sembrano in linea con la media europea, ma sono tra coloro che la denunciano più di frequente alle istituzioni (insieme ai lussemburghesi). I posti in cui la discriminazione è percepita maggiormente risultano, al di fuori del posto di lavoro, bar, ristoranti e locali notturni.