Treviso: non paga affitto nei mesi del Covid e viene sfrattato

Negozio chiuso da due mesi, guadagni azzerati: non riesce a pagare l’affitto. Ma il proprietario non vuole sentire ragioni e lo sfratta.

Una storia che potrebbe ripetersi, vista la situazione. Matteo Dozzo, di Treviso, è il primo, almeno nella sua città: non ha pagato l’affitto del suo negozio per tre mesi, ed è stato sfrattato. Ma i mesi in questione erano quelli appena passati, del lockdown e della pandemia. Impossibile guadagnare, difficilissimo spendere. E non sono serviti gli appelli ed il tentativo di mediazione, o quantomeno di sensibilizzazione da parte del Comune e delle associazioni di categoria. Un’attività commerciale, il negozio Moksa – un “canapa store” –  è stata sfrattata per non aver pagato gli ultimi tre mesi.  La lettera di sfratto, firmata dal proprietario dell’immobile, è chiarissima nella sua durezza: «Non mi risulta pervenuto l’accredito dei canoni in locazione dei mesi di marzo, aprile e maggio 2020. il mancato pagamento in tutto o in parte è causa di risoluzione del contratto». Datata 6 maggio, prevede tempi di intervento molto brevi. Forse troppo: «La invito a lasciare l’immobile, a rimuovere il distributore automatico e la telecamera di videosorveglianza da lei installata senza autorizzazione». Il tono lascia pensare ad una tensione pregressa al coronavirus, ma in ogni caso la situazione non sembra avere vie di uscita: il proprietario invita a pagare il dovuto e ripristinare il locale entro 5 giorni o chiederà anche il risarcimento dei danni. Tempi stretti per chi, come tanti, in questi mesi ha guadagnato pressochè zero.

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Il Comune di Treviso in queste settimane ha provato a prevenire situazioni come quella capitata a Matteo Dozzo: ha incontrato due volte le associazioni dei proprietari immobiliari richiedendo moderazione e flessibilità nelle richieste di affitti, visto che sopratutto i negozi e le attività non hanno lavorato per due mesi. Fatto salvo il diritto del proprietario di immobile di gestire i suoi beni, l’istituzione comunale ha rivolto un invito, sperando nella comprensione e nell’elasticità degli interlocutori. Cosa che, in questo caso, non c’è stata. L’imprenditore sfrattato è iscritto all’associazione Treviso Imprese Unite che fin da marzo sta chiedendo un incontro con le istituzioni proprio per gestire la situazione delle attività imprenditoriali. Sabato sera, alle 18 è stato indetto un flash mob: tutti in divisa da lavoro, con le chiavi dei locali in mano, e candele che si accenderanno al tramonto. Un modo per descrivere le difficoltà delle imprese in un momento storico drammatico per tante persone.

Alessio Ramaccioni

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