In un’intervista a La Stampa il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni sollecita l’adozione di un Recovery fund da almeno 1.000 miliardi per far fronte a una recessione disomogenea tra i Paesi membri.
Paolo Gentiloni, ex premier e Commissario Ue agli Affari economici, spiega alla stampa la sua idea di Recovery fund: deve essere una manovra da “almeno 1.000 miliardi“. E non solo, i fondi, dice Gentiloni, dovrebbero arrivare già dai prossimi mesi. “Certamente una parte di questi finanziamenti dovrà avvenire attraverso sussidi. Il turismo e altri settori specifici, così come alcune aree geografiche, hanno bisogno di un sostegno secondo il principio di solidarietà. Inoltre c’è anche una ragione macro-economica: dobbiamo evitare di alimentare una spirale che faccia aumentare il debito di quei Paesi già fortemente indebitati che sono anche i più colpiti dalla pandemia”, afferma Gentiloni. Poi insiste sulla rapidità: “Dovremo anticipare alcune somme nei prossimi mesi. Se dovessimo lasciar correre questa situazione di disparità per un anno, sarebbe più costoso intervenire per mitigarne l’impatto”. Insomma, intervenire prima per spendere meno.
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Poi sollecita un nuovo strumento per mettere a disposizione fondi Ue finalizzati a finanziare investimenti privati. Lo scopo sarebbe sostenere in maniera più corposa, e organica in tutta l’Ue, le numerose aziende in difficoltà, piegate dal blocco dovuto all’emergenza coronavirus. Una manovra fondamentale, soprattutto alla luce di quanto evidenziato nella giornata di ieri dall’Istat: “A marzo le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano un crollo della produzione industriale italiana. In termini tendenziali l’indice corretto per gli effetti di calendario mostra una diminuzione che è la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell’indice destagionalizzato”. In sostanza, a marzo la produzione industriale in Italia è crollata del 28,4%. Gentiloni spiega poi che i numeri in Italia, però, non saranno gli stessi di altri Paesi europei e avverte: l’attuale crisi è una recessione dal “carattere disomogeneo”. E sarà così anche la ripresa.
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Gentiloni sottolinea: “L’entità di questa recessione è chiara, ma è altrettanto chiaro il suo carattere disomogeneo e soprattutto quello della ripresa che verrà. Questa disparità è una minaccia esistenziale alle fondamenta dell’Unione perché mette in pericolo il mercato unico e la convergenza nell’Eurozona”. Il commissario riconosce che “per correre ai ripari, l’Eurogruppo ha compiuto un primo passo con il Mes per la sanità, Sure per i lavoratori e il fondo Bei per le imprese. Un passo importante, ma insufficiente senza un piano per la ripresa con un forte finanziamento”. Una ripresa a più velocità, dunque, rappresenterebbe una “minaccia esistenziale alle fondamenta dell’Unione”.
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Inoltre, Gentiloni non sembra l’unico a proporre un Recovery fund dalla portata di 1.000 miliardi di euro. I soldi sarebbero raccolti a livello Ue sui mercati, poi distribuiti con una “quota significativa” di sovvenzioni a fondo perduto. E’ quanto emerge anche all’interno di un documento, riportato dalla Stampa, firmato da diversi capi di Stato e di Governo europei. Nella lista: Francia, Spagna, Grecia e Portogallo. Oltre all’Italia, ovviamente. Un vero e proprio asse con lo scopo di delineare in maniera più coesa e netta la portata e i tempi di intervento che ci si aspetta dal Recovery fund. Intanto Ursula von der Leyen resta in costante contatto con i leader dei 27 Paesi, in ascolto sia delle istanze dell’asse del Sud, sia delle istanze dell’asse del Nord, che ancora frena su questo tipo di misure. Verso la fine della settimana riunirà i commissari per organizzare, infatti, un “dibattito di orientamento”, al seguito del quale verrà presentata una proposta più definita. Ursula von der Leyen prenderà, quindi, in considerazione anche il documento presentato dall’asse del Sud, che chiede di inserire alcuni elementi nella proposta della Commissione. I Paesi firmatari chiedono uno strumento capace di salvaguardare il mercato unico europeo, ma nel rispetto della parità di condizioni tra Paesi. Passando ai numeri, chiedono uno strumento da 1.000 miliardi di euro, la cui necessità è stata oggi ribadita da Gentiloni. Lo scopo sarebbe portare il totale degli interventi europei a quota 1.500 miliardi. Soldi che si sommano, quindi, al primo pacchetto varato dalla Commissione formato da Mes, Sure e Bei (per un totale di 500 miliardi circa). Ovviamente, come viene specificato nel documento, l’intervento dovrebbe essere “in linea con le esigenze di finanziamento stimate anche dalla Bce”.
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Poi la proposta sul focus del Recovery fund: i sei Governi suggeriscono di indirizzare le ricorse del Recovery fund “verso quei settori e quelle aree geografiche d’Europa più colpite” con “criteri di allocazione specifici”. Per terminare, nel documento firmato dai sei Paesi emerge un altro elemento su cui oggi Gentiloni ha posto l’accento: la rapidità. Probabilmente il fondo sarà legato al bilancio Ue che parte da gennaio 2021. Per questo, si legge nel documento, servirà una soluzione di passaggio per anticipare le risorse “il prima possibile, al più tardi entro settembre 2020”.