Coronavirus, il virologo Clementi: “Il virus non è più aggressivo”

Il coronavirus si sta indebolendo, è meno aggressivo, e lo dice la realtà clinica di tutti i giorni. E’ il parere del virologo Massimo Clementi, che è decisamente ottimista su quello che potrà accadere.

Il virologo Massimo Clementi

Virologi “ottimisti”, che pensano che la situazione stia migliorando, e “pessimisti”, che invece temono che peggiori. Il mondo scientifico è spaccato in due, su quello che potrà avvenire con il coronavirus: una recrudescenza, una seconda ondata, oppure un continuo e progressivo normalizzarsi. Del virus e della situazione. Massimo Clementi è senza dubbio un “ottimista”. In una intervista su Tpi.it spiega perchè, partendo da quelle che lui definisce “evidenze cliniche”: “All’inizio dell’epidemia al San Raffaele arrivavano oltre cento persone al giorno che avevano necessità della terapia intensiva ed assistenza ventilatoria. Cento!” spiega il virologo. “Da due settimane non ne arrivano più, e sono diminuiti i ricoveri” aggiunge. “Su una casistica di oltre mille casi studiati qui da noi, al San Raffaele, abbiamo valutato i fattori di rischio che portano da una infezione lieve ad una grave. Le infezioni sono tutte più lievi. È un fatto”. Una diminuzione di malati, e della gravità della loro malattia, dunque.  Il dato che fa la differenza, per Clementi, è relativo alla capacità del virus di mutare: “Direi che il virus può mutare” conferma lo scienziato  “altra affermazione difficilmente contestabile per un agente che è abituato a fare salti di specie non è una stranezza, per chi conosce la virologia”.

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Quello che Clementi sostiene nasce dall’evidenza di quello che sta avvenendo nelle corsie di ospedale, e che tanti medici verificano: la malattia è meno aggressiva, sta attenuando i suoi effetti più letali. “L’ho osservato stando in trincea con i miei colleghi di laboratorio. La malattia è mutata, perché si è abbattuta la sua forza argomenta convinto. E le risposte alla domanda “perchè” stanno nelle conoscenze che l’uomo ha dei virus:quando arrivano per la prima volta all’uomo sono più aggressivi, poi diminuiscono la loro forza. Una tesi che al momento non è dimostrata al 100%, ma che per Clementi è evidente: “La mia è una evidenza clinica. E anche questo è un dato di fatto” ribadisce.E poi ci sono le cure, che sono diventate molto più efficaci nel corso dei mesi: “Questa malattia è come un missile a due stadi. Il primo problema è l’infezione innescata dal virus: nella parte iniziale della malattia servono antivirali. Il più attivo è quello individuato dal professor Fauci per il virus dell’ebola: il rendevisir. Ma proprio quando pensiamo di aver capito nascono i primi problemi”. “Nella seconda fase della malattia – attenzione, non nelle altre, specifica – funzionano molto bene i farmaci che bloccano questa infiammazione eccessiva”. Virus indebolito, cure più efficaci: da queste evidenze nasce l’ottimismo del dottor Massimo Clementi. E allora perchè parte del mondo scientifico italiano è così preoccupato? Anche per questa domanda c’è una risposta:“Partono con gli algoritmi, con dei presupposti di partenza, con dei big data mirabolanti, con delle chiavi di interpretazione precostituite. Poi si ritrovano davanti la realtà clinica inconfutabile e cade tutto il castello”.

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