Se pensate che chi lavora nel mondo dello spettacolo non abbia subito contraccolpi a causa del coronavirus, sbagliate. Lo dice chiaro e tondo Paola Caruso.
La showgirl, che deve parte della sua popolarità al ruolo di Bonas nello show di Paolo Bonolis Avanti un altro, e un’altra parte alla partecipazione a vari talk show tutti gravitanti attorno a Barbara D’Urso, spiega al settimanale Nuovo le sue difficoltà, personali e professionali in questo delicato momento di congiuntura.
Bisogna considerare innanzitutto che Paola sta crescendo da sola il figlio Michelino di un anno e che è nato dal legame con Francesco Caserta, una relazione già terminata quando la Caruso si è scoperta in dolce attesa. La condizione di genitore single si è sommata al lockdown in Lombardia, dove la showgirl vive, mentre la madre adottiva e quella biologica, ritrovata proprio grazie a Barbara D’Urso, vivono entrambe in Calabria.
“Festeggiare il primo compleanno di Michele senza le sue nonne è stata una ferita al cuore che non si è ancora rimarginata. Per me è straziante pensare che non possano trascorrere il tempo con il loro nipotino,” ha confidato Paola alla rivista. “Avrei potuto fare una fuga per raggiungere le mia mamme prima del lockdown come hanno fatto in tanti ma non me la sono sentita sia per un senso di responsabilità nei confronti delle persone che amo, sia perché non mi sarebbe sembrato corretto per il mio profondo senso civico”.
Paola è molto in apprensione in questo periodo: “Cosa mi preoccupa di più? Il futuro di mio figlio. Cammina da poco e avrebbe bisogno di correre e di giocare insieme ad altri bambini, invece tutto ciò che sino a ieri sembrava normale oggi non è più possibile e chissà quando tornerà ad esserlo. E poi il mio pensiero va alle mie due mamme che vivono in Calabria e che non vedo da mesi.”
Alle angustie personali si sommano le preoccupazioni per il lavoro e il futuro: “Non lavoro da tre mesi e non so quando potrò tornare a farlo. Di noi artisti nessuno si preoccupa perché ci vedono come una classe privilegiata e spesso dicono che non facciamo niente. Dovrebbero ricordarsi che oltre chi compare in video ci sono anche centinaia di persone che lavorano dietro le quinte, per la realizzazione di un programma televisivo o di uno spettacolo teatrale. Purtroppo pensano solo ai calciatori, che hanno avuto il coraggio di lamentarsi per la riduzione dei loro stipendi milionari. È assurdo”.
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