È finalmente disponibile on demand il film Favolacce, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo premiata all’ultimo Festival del Cinema di Berlino, dove ha ottenuto il riconoscimento per la miglior sceneggiatura.
È disponibile noleggiare su tutte le maggiori piattaforme di cinema on demand il nuovissimo Favolacce, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, già vincitrice all’ultimo Festival del Cinema di Berlino del riconoscimento per la miglior sceneggiatura. Si tratta di una favola nerissima ambientata nell’estate caldissima della periferia romana, nello squallore delle villette a schiera e di vite mai consapevoli della propria sguaiatezza.
Favolacce | la favola nera con Elio Germano
Come già valeva per il loro folgorante esordio (La terra dell’abbastanza, anch’esso passato a Berlino ottenendo subito un’ottima accoglienza, soprattutto all’estero), l’opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo sembra contraddire con le immagini e con la messa in scena ciò che viene raccontato dalla sceneggiatura e ciò che viene suggerito dagli atteggiamenti e dai modi di fare dei suoi personaggi. Nessuno dei protagonisti adulti sembra infatti rendersi conto dello squallore in cui vive. Non solo accettano l’ostentazione di un benessere che appare immediatamente fasullo e menzognero, ma sembrano addirittura credere che quelle loro vacanze da quattro soldi possano essere un lusso di cui andare fieri. A guardare da lontano e con giudizio queste figure sono i bambini, che osservano impotenti il crollo definitivo delle loro figure genitoriali, consapevoli di avere come modelli degli uomini e delle donne animati dai sentimenti peggiori.
Il lavoro sui personaggi
In questo senso stupisce l’incredibile lavoro fatto dai fratelli D’Innocenzo sui loro personaggi, sempre credibili ed incredibilmente “vividi” prima di tutto per il modo in cui sono stati “disegnati” e solo successivamente per come questi si muovono all’interno del film. I due registi romani lavorano tantissimo sul character design come si fa tradizionalmente per i film d’animazione (lo stesso approccio, se vogliamo, che utilizza Wes Anderson). Lo testimonia ad esempio il taglio di capelli impietoso sfoggiato da Elio Germano, in grado da solo di dirci tantissimo sul personaggio ancora prima che questo possa aprire bocca.
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Un inferno di villette a schiera
Quello di Favolacce è un mondo di villette a schiera. Appartiene al mondo della favole, non all’Italia, ma è Spinaceto (ma il film è girato a Nepi). In questa “dogville” alla periferia romana, diverse famiglie si frequentano come farebbero quelle dei film americani. Barbecue e piscine, piccole feste e pranzi in giardino. Un modo di vivere copiato da persone che la concezione del benessere l’hanno appresa dai film che hanno visto e non dalla loro reale esperienza. Ma è chiaro che il vero obiettivo di Favolacce è quello di raccontare di quei bambini che imparano il rancore all’interno delle proprie famiglie. L’infanzia come la culla della “malvagità” che verrà. I figli di questi piccolo borghesi vivono in un contesto che li abitua alla cafonaggine fin dal modo in cui è ammobiliata la loro casa. È nel modo in cui i due registi guardano questi giovani personaggi che emerge la poesia e la tenerezza in un film che altrimenti sprofonderebbe nella sua disillusione.