Il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, non ha dubbi: Silvia Romano è una vittima del terrorismo, e nessuno ha il diritto di giudicare le sue scelte.
Come era immaginabile, la notizia della conversione di Silvia Romano ha fatto esplodere la polemica nel nostro paese: c’è chi giudica la scelta come un fatto personale che nulla c’entra con la vicenda della giovane cooperante milanese, c’è chi invece la ritiene quantomeno una stonatura, un elemento che va a macchiare la vicenda della liberazione della giovane. Anche i lettori del quotidiano Repubblica sono divisi: almeno secondo il direttore Maurizio Molinari, che in un video pubblicato sulla versione on line del giornale dà la sua opinione: “I messaggi che arrivano dai nostri lettori lasciano intendere che c’è un grande dibattito sulla conversione all’Islam di Silvia Romano. E’ giusto o sbagliato che si sia convertita? Il giudizio su di lei deve cambiare in forza della conversione? Il fatto che sia cristiana o musulmana cambia il giudizio su di lei?” si domanda Molinari.
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La risposta ai quesiti che in molti in Italia si stanno ponendo arriva immediatamente: “Io credo che la risposta più corretta a questo interrogativo che riguarda le scelte di un singolo cittadino italiano ha a che vedere con lo status di questo cittadino italiano, che è stata una vittima del terrorismo, ovvero che è stata imprigionata, detenuta per 18 mesi, ha vissuto una esperienza orribile da parte di uno dei gruppi terroristici più feroci e spietati che esistono all’interno della galassia della Jihad”. La scelta di Silvia Romano, secondo Molinari, è troppo intimamente collegata a quello che la giovane ha passato durante la sua prigionia: “Durante questi terribili 18 mesi ha vissuto delle esperienze indicibili, che l’hanno segnata profondamente al termine delle quali ha compiuto delle scelte personali”. E quindi per Molinari l’unica scelta è quella del rispetto: “Io credo che di fronte a tutto ciò debba prevalere da parte di tutti noi il rispetto della vittima, il rispetto per una vittima del terrorismo e per le scelte che questa vittima ha compiuto”.