Coronavirus, 1 genitore “fragile” su 7 ora è senza lavoro

Coronavirus, stando al rapporto Riscriviamo il Futuro diffuso da Save The Children circa un genitore su 7 tra quelli in condizione socio-economica più fragile ha perso il lavoro durante l’emergenza. Preoccupa anche l’istruzione: 1 minore su 5 ha più difficoltà a seguire lezioni e compiti. 

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(Foto di Tiziana Fabi, da Getty Images)

Emergono alcuni dati preoccupanti dal rapporto Riscriviamo il Futuro, incentrato sull’impatto che il coronavirus ha avuto sulla povertà educativa. Il rapporto è stato diffuso da Save The Children: quasi un genitore su 7 tra quelli più fragili ha perso il lavoro a causa dell’emergenza coronavirus, oltre la metà l’ha perso temporaneamente. Si considerano “genitori fragili” quelli che versavano già in condizioni socio-economiche sfavorevoli e precarie. Tradotto in percentuale, questo dato sembra ancora più alto: si tratta di circa il 14,8% dei genitori. Per circa la metà delle famiglie (46.7%), le risorse economiche si sono notevolmente ridotte e, secondo i membri delle famiglie, non si tratta di una riduzione a breve termine. Inoltre, più di una famiglia su 10 (13,6%) ha subìto una riduzione di salario definitiva e il 7,4% dei genitori ha perso il lavoro.

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Corrispondono a circa il 36.6% i genitori che hanno smesso temporaneamente di lavorare. Per il 54.5% delle famiglie questo ha comportato una riduzione di salario temporanea (inclusi cassa integrazione o congedo parentale). L’istituto di ricerca 40 dB avrebbe anche effettuato un sondaggio realizzato dal 22 al 27 aprile, intitolato L’infanzia in isolamento. La ricerca è stata poi introdotta nel rapporto diffuso da Save The Children. Lo studio è stato fatto su un campione di oltre 1000 bambini e ragazzi tra gli 8 e 17 anni, che include un 39,9% del totale che si trova in una situazione di precarietà economica dovuta all’emergenza Covid. Dallo studio emerge un dato inquietante: ben 6 genitori su 10 stanno affrontando una riduzione temporanea dello stipendio. Aumenta anche la percentuale di famiglie in condizioni di fragilità che beneficiano di aiuti statali. Prima del lockdown erano il 18,6% delle famiglie, ora il 32,3%. Una percentuale quasi raddoppiata. Nel 44% dei casi c’è apprensione tra genitori che non sono sicuri di poter tornare a lavoro o di poterlo cercare liberamente (visto che i figli sono ancora affidati alle famiglie a causa della chiusura delle scuole per l’emergenza coronavirus).

Preoccupazioni sulla scuola

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(Foto di Franck FIfe, da Getty Images)

Proprio a proposito di scuola, dalla ricerca sulle famiglie italiane emergono anche altre preoccupazioni, oltre a quelle prettamente lavorative. Viste le condizioni socio-economiche precarie, in molti sono preoccupati che questa chiusura prolungata delle scuole funga da livellatore sociale: chi versava in buone condizioni economiche sarà in grado di seguire le lezioni online (ed essere seguito dai genitori); chi invece si trovava in una situazione di fragilità potrebbe esser abbandonato a se stesso. Sempre stando ai risultati della ricerca, circa 1 genitore su 20 ha paura che i figli debbano ripetere l’anno. E questo nonostante sia vietato dalle stesse disposizioni ministeriali. Un’altra preoccupazione riguarda la possibilità che i figli, scoraggiati, possano lasciare la scuola.

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Ma qui il gap socio-economico è eclatante: nelle famiglie in difficoltà economica il numero di famiglie in apprensione per la bocciatura sale a 1 su 10; quelle invece preoccupate per l’abbandono scolastico sono 1 su 12. Anche perché circa 1 minore su 5 incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato. Inoltre tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. Tant’è che quasi la metà delle famiglie più vulnerabili (45,2%) vorrebbe “le scuole aperte tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà”. In questo caso non ci si scosta molto con la media totale, visto che l’opzione è in genere gradita al 39,1% dei genitori intervistati. Inoltre 6 genitori su 10 (60,3%) sono del parere che i figli avranno bisogno di supporto didattico per il rientro a scuola.

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A commentare i dati è stata Daniela Fatarella, direttrice generale di Save The Children Italia: “Non possiamo permettere che l’epidemia di Covid-19 in pochi mesi tolga ai bambini e agli adolescenti in Italia opportunità di crescita e sviluppo. Dobbiamo agire subito per non privarli del loro futuro. L’educazione, formale e non, rappresenta per i nostri bambini l’ancora di salvezza per avere opportunità nel presente ma soprattutto per garantire la libertà di scegliere il proprio futuro, specie nei contesti più svantaggiati. Ora più che mai è necessario un impegno collettivo che veda tutti coinvolti – cittadini, famiglie, scuole, terzo settore, aziende e istituzioni – per una ripartenza che identifichi i diritti dei minori come bussola per intervenire nel presente e riscrivere il futuro”.
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