Il premier Giuseppe Conte analizza la situazione attuale dell’Italia in un’intervista al Corriere: fase 2, misure economiche, Ue, crisi di Governo.
In un’intervista al Corriere il premier Giuseppe Conte fa il punto sulla situazione di un’Italia travolta dall’emergenza coronavirus. In un momento in cui l’emergenza sanitaria non sembra ancora alle nostre spalle, incalza sempre più anche l’emergenza economica, con un’Italia che vede un crollo del Pil pari al -9,5%. Le tensioni si fanno più pressanti e c’è grande attesa per il cosiddetto Decreto rilancio. Il decreto prevederebbe un pacchetto di misure necessarie per sostenere la ripartenza dell’Italia anche da un punto di vista economico. A tal proposito, Giuseppe Conte parla subito chiaramente: “Saranno mesi molto difficili, siamo di fronte alla prova più dura dal Dopoguerra. Avremo una brusca caduta del Pil e le conseguenze economiche saranno molto dolorose”. Poi rassicura, sottolineando il massimo impegno del Governo: “Il Governo ce la sta mettendo tutta e continuerà a operare con la massima determinazione per garantire la tenuta sociale ed economica del Paese e renderlo più competitivo, più equo e inclusivo”. Per raggiungere questo obiettivo, però, l’impegno del Governo non basta.
L’Esecutivo non fa che ripetere un mantra: serve collaborazione. Collaborazione da parte dei cittadini e da parte degli entri locali. A proposito dei cittadini e dei “comportamenti gravissimi” delle passeggiate sui milanesi, Conte è molto duro: “Se non si rispetta il distanziamento rischiamo di vanificare tutti gli sforzi fatti e tornare a un lockdown”. Poi però si dice fiducioso: secondo Conte gli italiani durante la fase 2 continueranno a mostrare senso di responsabilità. Per quanto riguarda le regioni, invece, contorta è la questione riguardante i pieni poteri decisionali da affidare ai governatori. In questo caso Conte si mostra aperto all’idea di garantire maggiore autonomia alle regioni: “Con le linee guida che ci permetteranno un controllo della curva epidemiologica, potremo permetterci anche differenziazioni geografiche”. Ma questo non vorrà dire un “liberi tutti”. Il confronto tra enti locali e Governo dovrà restare costante, per garantire il perseguimento di un unico indirizzo politico.
Poi, sempre a proposito della fase 2 e del blocco imposto alle regioni (o meglio, tra le regioni) Conte afferma: “Quest’estate non staremo al balcone e la bellezza dell’Italia non rimarrà in quarantena. Potremo andare al mare, in montagna, godere delle nostre città. E sarebbe bello che gli italiani trascorressero le ferie in Italia, anche se lo faremo in modo diverso, con regole e cautele”. Il Governo pensa anche alle vacanze, quindi, o forse al turismo. Poi il premier si dice in attesa di nuovi dati sul quadro epidemiologico per fornire nuove informazioni a riguardo.
La fase 2 però porta con se ancora numerose polemiche e interrogativi sulla gestione dell’emergenza da parte del Governo Conte. Prima di tutto di carattere sanitario. Sulle lentezze relative a app di tracciamento e tamponi, Conte risponde promettendo la costruzione di un’ampia strategia per la gestione dell’emergenza. E afferma: “Stiamo lavorando giorno e notte per rafforzare le attività di monitoraggio, contact tracing e tele-assistenza, in una più ampia strategia integrata che prevede potenziamento degli ospedali, delle terapie intensive e della medicina del territorio”. Ma i dubbi non si fermano qui. Molte sono le domande sulla riapertura, a partire dalle scuole. La riapertura, dice Conte, non può essere differenziata su scala nazionale: il rientro deve essere gestito in modo unitario. E i bar, ristoranti e parrucchieri riapriranno davvero il 18 maggio e non il primo giugno? Conte prende tempo e dice di essere in attesa di nuovi dati epidemiologici. Se questi saranno favorevoli, sarà possibile concordare con le regioni delle riaperture anticipate.
Infine, le discordie politiche. Molti partiti si sono scagliati contro l’uso del Dpcm, considerato uno strumento inadeguato e troppo esclusivo, che ha comportato un ridimensionamento politico eccessivo del Parlamento. A tal proposito Conte conferma: i nuovi provvedimenti coinvolgeranno le aule. Nelle misure precedenti non è stato possibile a causa del tragico stato emergenziale della fase 1. Una fase che, con un alto tasso di mortalità, lascia pensare che molti siano stati gli errori commessi. Ma Conte ribadisce: “Non riesco a pensare a una cosa che non rifarei”. E riguardo il “logoramento” della figura di Conte incalzato dai numerosi attacchi (anche interni alla maggioranza) il premier ribadisce: “Lavoro per l’Italia, non per me stesso”. Degli ultimatum di Italia Viva afferma: sono questioni poste con vivacità, ma il confronto rende più forti. E ancora, sulle polemiche interne alla maggioranza, e questa volta addirittura interne anche al Movimento: “Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato“. Poi, sulla possibilità di un governissimo di Mario Draghi, Conte taglia corto: “Non so quante volte si sarà sentito strattonato. Chi davvero ha per lui la stima che pure professa di avere, farebbe bene a non sciupare il suo nome nel teatrino dei giochi politici quotidiani”.
In ultimo, le tanto dibattute misure economiche, soprattutto a livello europeo. Il Movimento 5 stelle continua a dirsi contrario al Mes. In linea con questa posizione anche l’opposizione. Il Pd, invece, interno alla maggioranza, preme per un’adesione al fondo. Insomma, la coesione di intenti sembra lontana. Ma Conte ribadisce: il vero strumento chiave è il Recovery Fund, Mes e Bei da soli non possono funzionare. “Stiamo in costante dialogo con la Commissione europea perché venga introdotto un Recovery Fund di notevoli dimensioni. Le risorse del Mes, della Bei, del Sure da sole sono insufficienti. Sulla nuova linea di credito del Mes sono arrivate parole chiare da parte dell’Eurogruppo. Ora attendiamo i regolamenti attuativi, poi valuteremo in Parlamento”. Poi rassicura sul futuro dell’Italia: la Commissione europea ha certificato che il debito italiano è sostenibile, la nostra posizione finanziaria resta solida e l’azione della Bce permetterà ai titoli di Stato di rimanere stabili.
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