Secondo quanto si apprende dalle fonti internazionali, Stefano Lorenzi (figlio dell’ex leghista Luciano) è morto lunedì mattina in Indonesia, nella sua villa di Bali, dopo essere caduto tragicamente dal tetto.
L’imprenditore monregalese Stefano Lorenzi, figlio dell’ex senatore leghista Luciano Lorenzi è morto lunedì mattina nella sua villa a Bali, nella località turistica dell’Indonesia dove viveva già da diverso tempo. Da quel che si apprende, Lorenzi sarebbe rimasto vittima di un tragico incidente domestico. A riportare la notizia è il quotidiano The Bali Sun, che spiega come il 37enne sia caduto dal tetto della sua abitazione mentre cercava di riparare l’impianto idrico.
In casa c’era la domestica, e secondo la sua testimonianza Lorenzi stava lavorando alla pompa dell’acqua quando, intorno alle 10:30 del mattino, lo avrebbe sentito gridare. Accorsa immediatamente dopo aver sentito quelle urla, avrebbe allertato anche i vicini di casa. Sarebbero stati loro, dunque, a chiamare i soccorsi, anche se per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Il grave trauma cranico riportato a seguito della violenta caduta, gli avrebbe infatti provocato la morte. L’uomo lascia soli i figli Christian e Carol.
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Stefano Lorenzi, figlio dell’ex senatore leghista Luciano Lorenzi, era già noto per alcune vicende che lo avevano portato all’attenzione nei media nell’ottobre del 2000. Proprio in quel periodo, infatti, Lorenzi era diventato protagonista delle cronache nazionali per quello che venne spacciato per un sequestro da parte dell’Anonima sarda. Poco tempo dopo, infatti, si scoprì che quello inscenato dall’uomo era soltanto un finto rapimento.
Stefano, che all’epoca era un giovane imprenditore di 28 anni, aveva intenzione di cambiare vita: per questo aveva deciso di inscenare il rapimento e di portarlo all’attenzione dei giornali. Ma la sceneggiata durò molto poco. L’uomo venne infatti scoperto dopo alcuni giorni a Roma, nei pressi della stazione Termini, a seguito di una telefonata fatta alla moglie.
Sulla scia del finto sequestro, si erano però già diretti i carabinieri e il Ros, che rintracciando il telefonino dell’imprenditore scoprirono come lo stesso Lorenzi decise di venderlo a un ambulante di Cagliari in cambio di documenti falsi. A seguito dello scambio, poi, Lorenzi si imbarcò su un traghetto in direzione Civitavecchia, fino a raggiungere infine la capitale.
Ad aiutare gli investigatori a smascherare il piano dell’imprenditore, tuttavia, intervenne anche un testimone, che dichiarò di aver visto Stefano allontanarsi da solo dal luogo in cui era sta abbandonata l‘Alfa 166 del padre, nei pressi di una zona industriale di Porto Torres.
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