Ci sono volute settimane di trattative, ma alla fine l’accordo tra Cei e governo è stato firmato: a partire dal 18 maggio 2020 riapriranno le chiese e sarà consentito svolgere e partecipare a messe e celebrazioni.
Dopo gli ultimi attriti che scuotevano il Vaticano e il governo in merito alla possibilità o meno, per le chiese, di ripartire e di riprendere a far messa, un accordo è stato finalmente trovato. Il protocollo è stato firmato, e il cardinale Bassetti si è pronunciato: “C‘è stata collaborazione e grande sinergia“. A partire dal 18 maggio, allora, si potrà tornare in chiesa per partecipare alle messe. “Le celebrazioni avverranno in maniera sicura“, ha spiegato Conte.
L’accordo è stato firmato questa mattina a Palazzo Chigi dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Secondo quanto è stato spiegato dal premier Conte, “le misure di sicurezza previste nel testo esprimono i contenuti e le modalità più idonee per assicurare che la ripresa delle celebrazioni liturgiche con i fedeli avvenga nella maniera più sicura. Ringrazio la Cei per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”.
Sempre sullo stesso accordo, si è espresso anche il cardinale Bassetti: “Il protocollo è frutto di una profonda collaborazione e sinergia, ciascuno ha fatto la sua parte con responsabilità. Da parte della Chiesa c’è stato l’impegno a contribuire al superamento della crisi in atto“.
La ministra Lamorgese, invece, ha ulteriormente aggiunto: “Il lavoro fatto insieme ha dato un ottimo risultato. Analogo impegno abbiamo assunto anche con le altre confessioni religiose“. La stessa ministra, del resto, si era già espressa in merito a questa particolare problematica, che vedeva coinvolte sopratutto le funzioni funebri. “Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto” aveva dichiarato non a caso in una intervista, mentre diversi sacerdoti di piccole parrocchie avevano sottolineato l’impossibilità, anche gestionale ed economica, di continuare a tenere chiuse le chiese per lungo tempo.
L’accordo, si capisce, è quindi arrivato dopo una lunga trattativa durata settimane, che non trovava la Chiesta in linea con le disposizioni promosse dalla Fase 2. “Le librerie aperte ma la chiese no”, era l’esempio riportato dal monsignor Antonino Raspanti, ma la stessa Cei aveva protestato in una nota del 26 aprile che un simile provvedimento “compromette la libertà di culto“. Oggi allora, dopo diversi incontri, si è giunti infine all’accordo: una data che il Vaticano si auspicava fosse l’11 maggio, ma che alla fine dei conti è slittata di appena qualche giorno.
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