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Cronaca

Fase 2, il modello tedesco del Kurzarbeit: meno ore ma stesso stipendio

La pandemia di coronavirus sta facendo tremare la struttura economico-sanitaria di molti Paesi del mondo: ma per ripartire con efficienza e in sicurezza, pare che in Italia sia stata avanzata l’idea di introdurre il Kurzarbeit come modello di lavoro della Fase 2.

Dato il clima da pandemia, in questa graduale apertura dell’Italia dopo il lungo periodo di lockdown si sta rivalutando un’idea di lavoro più smart e più all’avanguardia. Ciò a cui si starebbe guardando, infatti, è al modello tedesco del Kurzarbeit (tradotto letteralmente “lavoro breve“), che rivaluta perciò la distribuzione e la quantità delle ore lavorative settimanali.

Questo nuovo modello lavorativo, riporta il Corriere, pare sia stato considerato come nuova introduzione nel decreto di maggio. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sarebbe infatti intenzionata ad applicare la riduzione dell’orario lavorativo per scongiurare i licenziamenti di massa, cercando però di operare delle strategie che mantengano lo stesso salario. Per tale ragione si guarderebbe proprio al Kurzarbeit, già rodato con successo in Germania e in Austria – anche se senza parità di salario. Ma come funziona questo promettente modello straniero?

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Il modello “Kurzarbeit”: le ore, il salario, i requisiti

Fondamentale specificare è che il Kurzarbeit è una soluzione temporanea, e che si applica nel caso in cui un’azienda si ritrovi in grave difficoltà economica. Sempre secondo quanto riportato dal Corriere (ma come è anche possibile leggere nei siti ufficiali tedeschi), nel caso di questo metodo lavorativo i dipendenti sono chiamati a svolgere le loro prestazioni professionali a tempo parziale, accentando dunque la perdita di una quota di reddito, che viene finanziato dallo Stato.

Un processo, questo, che scongiura il licenziamento dei lavoratori che, sebbene ottengano una busta paga ridotta, ricevono anche un’indennità da parte dell’Agenzia federale per l’impiego. Secondo quanto viene riportato, questa sarebbe “pari al 60% della differenza netta della retribuzione del mese in cui il lavoro è stato interrotto o è stato effettuato il lavoro ridotto”. Se poi si ottiene anche un assegno per i figli a carico che abbia un valore di almeno lo 0,5 %, l’aliquota è maggiorata al 67%. In Germania, comunque, data la gravità della situazione pandemica attuale, pare che l’indennità salirà al 70% (77% con l’assegno per i figli) già a partire dal quarto mese, mentre dal settimo mese arriverà a toccare l’80% (87% con l’assegno per i figli).

Ad ogni modo, per poter attivare il Kurzarbeit sono necessari alcuni requisiti. Oltre alla già menzionata difficoltà economica dell’azienda, tale situazione deve comunque essere imprevedibile e temporanea. Inoltre, non può essere ordinato unilateralmente dal datore di lavoro, ma vi deve essere un comune accordo nel contratto collettivo, nell’accordo aziendale o nel contratto individuale di lavoro. In alcuni contesti aziendali (dove è prevista la Mitbestimmung), poi, il modello del “lavoro breve” è permesso solo se viene approvato dal comitato aziendale.

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Si tratta, dunque, di un modello che ha un peso non indifferente sulle casse dello Stato, ma nei Paesi europei che ne hanno già convalidato l’uso sembra essere in grado di scongiurare temporaneamente delle situazioni di disastro economico e sociale ancora più gravi. Bisognerà comunque aspettare prima di capire quanto sia possibile, per il nostro Paese, applicare un modello del genere garantendo ai lavoratori lo stesso stipendio pre-epidemia.

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