Sono in tanti a elogiare la sanità pubblica nella Regione Lazio, ma il 51% dei posti letto è gestito da privati. Viene svelato così un grave squilibrio.
L’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Coronavirus ha messo in risalto gli effetti dei tagli alla sanità pubblica perpetrati per anni, svelando un grave squilibrio nella gestione pubblico-privata in diverse strutture residenziali o semi residenziali, nelle quali si sono verificati centinaia di contagi e di decessi. La Regione Lazio è seconda, dopo la Lombardia, per la gestione privata di strutture ospedaliere, specializzate soprattutto nella conduzione di Rsa, settore altamente remunerativo. Durante l’emergenza, però, il settore pubblico si è dimostrato fondamentale, visto che ha gestito oltre il 90% degli ingressi al pronto soccorso. E al tempo stesso la gestione privata ha mostrato tutti i suoi limiti: basti pensare che su 8mila casi di contagio da Covid-19 accertati dal 1 aprile, circa il 49% dei positivi ha contratto il virus in rsa, residenze sanitarie assistenziali private.
Per riorganizzare la rete ospedaliera pubblica, lo Stato ha accorpato negli anni strutture e funzioni, decretando la chiusura di alcuni ospedali o trasformandoli in strutture private, con l’obiettivo di bilanciare i tagli al settore pubblico e di potenziare i servizi territoriali. Dal 2010 al 2017 in Italia sono stati eliminati 31.717 posti letto, dei quali la maggior parte nel settore pubblico con un -16.2% rispetto al -6.3% del settore privato accreditato. Tra il 2014 e il 2016 l’Istat ha registrato un aumento dei posti letto, circa 10.000, ma sono quasi tutti appartenenti a strutture private. Anche per quanto riguarda il personale medico, c’è stata una diminuzione del 9.5% nel pubblico e un aumento del 15% nel privato. I medici di famiglia, fondamentali per l’assistenza territoriale, sono diminuiti del 4%. In una recente indagine sulla sanità pubblica italiana è stato scritto: “il calo dei medici operanti negli ospedali pubblici vede la sua genesi nel mancato fisiologico ricambio generazionale, nella pessima programmazione nazionale, in un decennio di blocco del turn-over, in investimenti insufficienti nei contratti di formazione specialistica mai tarati sulle effettive esigenze“. Dall’analisi emerge chiaramente che i tagli alla sanità hanno favorito e aumentato lo squilibrio tra le strutture private convenzionate e le strutture pubbliche.
Il 20% della spesa sanitaria statale viene, infatti, destinato per le prestazioni erogate dalle strutture private accreditate, che al momento hanno il 31% dei posti letto dell’intera assistenza ospedaliera, buona parte dei quali sarebbero concentrati nell case di cura private accreditate. Più del 25% dei ricoveri avviene nel settore privato convenzionato.
Per quanto riguarda il Lazio, tra il 2001 e il 2014 sono andati persi circa il 30% dei posti letto, sia in strutture della sanità pubblica che in strutture gestite da privati, passando dai 31.163 posti ai 22.033 di oggi. Questo è accaduto a dispetto del grande aumento di anziani nella popolazione e tale perdita non è stata compensata da una crescita proporzionale di servizi paralleli o dall’aumento di posti nelle case di cura private, come scritto nel rapporto di Uil Roma e Lazio ed Eures nel 2016. Il Lazio è, infatti, secondo dopo la Lombardia per il peso del settore privato: quasi il 25% della spesa regionale è erogato a favore di privati convenzionati e più della metà dei posti letto nella regione appartengono a strutture private accreditate. Nel rapporto Oasi 2019, per quanto riguarda i ricoveri “il Lazio è l’unica regione in cui il peso del privato accreditato è equivalente a quello pubblico, 51% di ricoveri ospedalieri“. Per quanto riguarda i casi più gravi, i ricoveri in Italia sono gestiti per il 76% dal pubblico, mentre nel Lazio il 49% è gestito da privati. Ciò significa che il settore pubblico è essenziale per la gestione delle urgenze. Infatti l’85% dei posti nei reparti di terapia intensiva vengono gestiti dal pubblico, ma nel Lazio tali posti, circa il 36%, appartiene invece ai privati, che restano però specializzati nella gestione della attività più remunerative e per i casi di ricovero meno urgenti. Se in Italia i ricoveri meno gravi, anche detti post-acuti, sono gestiti da privati accreditati per il 43% dei casi di lunga degenza e per il 76% per riabilitazione, nel Lazio tale percentuale raggiunge il 92%.
Secondo il rapporto Oasi 2019 l’attività territoriale è gestita in maggioranza da privati che “hanno trovato spazi di sviluppo imprenditoriale sempre più ampi a fronte di una rete di offerta pubblica poco sviluppata“. In 20 anni il loro sviluppo è passato dal 39% al 57.3% e a livello nazionale i privati gestiscono l’82% delle rsa e il 68.6% delle strutture semiresidenziali, il che evidenzia che in molte regioni le strutture private accreditate sono l’unico punto di riferimento per degenze e terapie riabilitative.