La ministra dell’Interno Lamorgese si è espressa in merito alla Fase 2 e ai comportamenti che tutti gli italiani dovranno seguire per poter finalmente tornare, poco alla volta, alla “normalità”. Si tratta, specifica, di una fase delicata di convivenza con il virus, e non rappresenta la fine dell’emergenza.
Nell’ultima intervista concessa a La Stampa, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha chiaramente specificato come essere entrati in Fase 2 non significhi essere usciti dell’emergenza coronavirus. L’emergenza è infatti ancora in atto – tant’è che se i numeri delle prime settimane di allentamento non dovessero convincere, Conte ha già avvisato che si potrebbe ritornare a un lockdown severo.
E a coloro che si scagliano contro l’uso delle autocertificazioni per gli spostamenti in questo secondo step verso una “pseudo” normalità, la ministra risponde chiara e concisa: si tratta di uno strumento necessario per capire chi sta violando la quarantena.
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La Fase 2 è la fase di convivenza con il virus, ed è per questo che bisognerà rispettare tutte le disposizioni di sicurezza interpersonale. Del resto, “l’emergenza sanitaria non è finita. Magari lo fosse“, esordisce la ministra Lamorgese ai giornalisti de La Stampa.
La Fase 2 è, in effetti, “una fase molto delicata, che da questa settimana ci consente una riapertura delle attività, seppure parziale, e un limitato allentamento delle prescrizioni sui movimenti delle persone. Per questo mi appello ancora una volta all’autocontrollo dei singoli cittadini per quanto riguarda il rispetto rigoroso delle norme di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria. Che non è finita”.
E anzi, specifica la ministra che “proprio ora, nel momento in cui circoleranno molte più persone nelle strade e sui mezzi di trasporto e riapriranno aziende e attività professionali, dobbiamo proteggerci e proteggere gli altri dal contagio. Mantenendo quegli stili di vita che abbiamo già responsabilmente modificato nella prima fase dell’emergenza”.
I controlli effettuati dalle autorità su tutto il territorio italiano, avranno a questo punto “il primario obiettivo di salvaguardare la salute pubblica. L’indicazione del ministero è che le verifiche dovranno essere svolte con equilibrio tenendo conto delle singole situazioni”. In questo senso, allora, anche l’autocertificazione sarà uno strumento essenziale.
Come spiegato da Lamorgese, infatti, si tratta di uno “strumento che tutela anche in questa seconda fase dell’emergenza sanitaria lo stesso cittadino sottoposto a controllo. Serve, tra l’altro, a dichiarare che non si sta violando la quarantena. Per questo non deve essere vissuta come un inutile adempimento burocratico” – come invece viene ampiamente promosso da Matteo Salvini.
E se sul termine “congiunti” qualche dubbio è stato infine fugato – il sito ufficiale del governo ha persino realizzato una Faq ad hoc proprio per tale punto – rimane ancora incerto il futuro estivo degli italiani. Perché, un’altra delle domande che ci si pone più frequentemente, è anche quella che odora di mare, di montagna, di vacanze.
E proprio sul potere o meno andare in vacanza, la questione è lasciata al comportamento degli italiani. “Dipende da noi, dai nostri comportamenti“, spiega infatti Lamorgese. “Dobbiamo rimanere estremamente vigili e responsabili in questa delicatissima fase. Purtroppo, l’emergenza non è finita. Ma se continuiamo a rispettare le regole in maniera ordinata possiamo immaginare di riacquistare gradualmente nuovi spazi di movimento e, mi auguro, un po’ di serenità e di fiducia per il futuro. Solo così potremo evitare di trovarci di nuovo in una fase acuta dell’emergenza tale da giustificare un passo indietro. Che sarebbe, anche a livello psicologico, davvero un colpo durissimo”.
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