Coronavirus, Papa: “Preti e medici morti siano esempio”

Nella domenica di celebrazione del Buon Pastore Papa Francesco rende omaggio a preti e medici morti a causa del coronavirus. “Che l’esempio di questi preti e medici ci aiuti a prendere cura del santo popolo fedele di Dio”.

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Durante la domenica nella quale la Chiesa celebra il Buon Pastore, Papa Francesco rivolge un pensiero a preti e medici morti a causa del coronavirus, e rende loro omaggio. Per i sacerdoti: “Penso a tanti pastori che nel mondo danno la vita per i fedeli. Anche in questa pandemia tanti, più di cento qui in Italia sono venuti a mancare”. Un pensiero anche ad altri “pastori”, i medici che si sono sacrificati per il bene della comunità: “Penso ad altri pastori che curano il bene della gente: i medici“. Come ha affermato il Papa nell’introduzione della messa a Santa Marta: “Si parla dei medici, di quello che fanno, ma ricordiamo che soltanto in Italia 154 medici sono venuti a mancare in atto di servizio”. Una carneficina della quale non ci si dovrà dimenticare. A livello politico, sociale, sanitario, ma anche morale. E il Papa conclude: “Che l’esempio di questi pastori preti e pastori medici ci aiuti a prendere cura del santo popolo fedele di Dio”.

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Ricordarsi di quei preti e medici martiri è necessario anche per distinguerli da quelli che il Papa ha definito “finti pastori“. E non ha risparmiato un duro commento sulla Chiesa: “Ci sono stati tanti finti pastori, che sfruttavano il gregge, ai quali interessava solo far carriera, la politica, i soldi”. Il Papa non ha nascosto, dunque, il volto più utilitarista che nel corso della storia si è insinuato nelle maglie della Chiesa. Ma Papa Francesco confida: “Il gregge cerca Dio per le sue strade perché il gregge sa distinguere tra i pastori, non si sbaglia”. Quali sono le caratteristiche positive che il gregge riesce a scorgere in un buon pastore? “Uno dei segni del buon pastore è la mitezza, la tenerezza della vicinanza alla gente, ha concluso il Papa”.

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Inoltre, di riecente, il Papa ha rivolto un pensiero anche ai “pastori” della politica durante l’emergenza coronavirus. Anche qui l’invito è: collaborazione, unità, saggezza. “Preghiamo oggi per i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questi momenti di crisi: capi di Stato, presidenti di governo, legislatori, sindaci, presidenti di regioni. Perché il Signore li aiuti e dia loro forza, perché il loro lavoro non è facile. E che quando ci siano differenze tra loro, capiscano che, nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto”. Un invito che vale il doppio, alle soglie della fase 2, in pieno conflitto tra le parti politiche. Infatti nel messaggio del Primo Maggio il Pontefice ha chiesto “una leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni”.

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E Bergoglio ribadisce ancora una volta: la crisi apre alla scelta, e la scelta apre al miglioramento. “Un momento di crisi è un momento di scelta, è un momento che ci mette davanti alle decisioni che dobbiamo prendere. Tutti, nella vita, abbiamo avuto e avremo momenti di crisi: crisi familiari, crisi matrimoniali, crisi sociali, crisi nel lavoro, tante crisi. Anche questa pandemia è un momento di crisi sociale”. E ha aggiunto: “Nella mia terra c’è un detto che dice: ‘Quando tu vai a cavallo e devi attraversare un fiume, per favore, non cambiare cavallo in mezzo al fiume’. Nei momenti di crisi, essere molto fermi nella convinzione della fede. Nel momento di crisi c’è la perseveranza, il silenzio; rimanere dove siamo, fermi. Non è il momento di fare dei cambiamenti”.
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