Coronavirus: la cura al plasma funziona?

Secondo gli ultimi dati la cura al plasma funziona davvero: decine di pazienti con coronavirus sono state trattate con successo con questa procedura.

Coronavirus: la cura al plasma funziona? – meteoweek

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E’ ancora in via di sperimentazione ma sembrerebbe confermato: il plasma funziona. A riportarlo è Il Messaggero, secondo cui decine di pazienti con coronavirus sono state trattate con successo con questa procedura. Da pochi giorni si è concluso il primo studio, ma sappiamo già che i risultati sono molto promettenti. «I risultati visti nei casi singoli sono stati sorprendenti», riferisce Massimo Franchini, responsabile dell’Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, dove il plasma sarebbe in via di sperimentazione. La terapia corrisponde in parole povere nell’utilizzo del plasma dei pazienti guariti dal Covid-19 su pazienti che stanno ancora affrontando la loro battaglia. Al trattamento sono stati sottoposti i pazienti più problematici, quelli che rischiavano di arrivare in terapia intensiva. I miglioramenti sono risultati evidenti già dopo 1-2 giorni dall’inizio della terapia. Il protocollo è sicuro al 100%: il sangue dei donatori viene prelevato e poi trattato per isolare il plasma dal resto. Inoltre, si applicano una serie di procedure che lo rendono sicuro inattivando le sostanze che potrebbero rivelarsi dannose per il ricevente. Nessun pericolo e risultati sorprendenti, la notizia arriva prima dell’individuazione di un vaccino applicabile alla popolazione.

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E’ via di sperimentazione in alcuni ospedali del nord Italia – meteowek

C’è da precisare che l’idea non sarebbe venuta solo all’Italia: negli Stati Uniti nell’ultimo mese sono state avviate decine di sperimentazioni simili e tutte hanno riportato un incredibile successo. Anche in Cina hanno fatto le stesse sperimentazioni, senza rimanere delusi; il grosso problema consiste nella disponibilità dei donatori. In media per ogni sacca di sangue prelevata si riescono a trattare due pazienti, ma molto dipende dalla carica complessiva degli anticorpi presenti nel plasma e dalle condizioni dei malati che vengono trattati. Limite, questo, sottolineato anche dal noto virologo Roberto Burioni in un video pubblicato sul proprio sito web Medicalfacts; in cui tra l’altro si specificava che la cura non è affatto nuova, perché in passato anche altre malattie sono state trattate in modo simile. Poi ha aggiunto: “(Questa cura) diventa interessantissima nel momento in cui riusciremo a stabilire con certezza che utilizzare i sieri dei guariti fa bene, perché avremo aperta una porta eccezionale per una terapia modernissima: un siero artificiale” prodotto in laboratorio. Le parole di Burioni non sono andate giù a dottor Giuseppe De Donno, primario di pneumologia del Carlo Poma di Mantova che ha replicato piccato, ricordando a al noto infettivologo di quando disse che il Covid-19 non sarebbe mai arrivato in Italia: “Il signor scienziato, quello che nonostante avesse detto che il coronavirus non sarebbe mai arrivato in Italia, si è accorto in ritardo del plasma iperimmune”. Polemiche a parte, il plasma potrebbe essere un valido sostegno sanitario in attesa dell’arrivo del vaccino e questo è sotto gli occhi di tutti.

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