Più casi rispetto ai primi giorni di lockdown: perchè riaprire?

Nei giorni immediatamente successivi al lockdown, i casi di contagio da Coronavirus erano circa 1.700, contro i quasi 2.000 dei giorni che precedono la Fase 2.

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La Fase 2 è ormai prossima, domani sarà l’ultimo giorno in cui l’Italia vivrà nel tanto odiato lockdown da Coronavirus. Ma sui social network continua a serpeggiare una domanda, sulla base dei dati che emergono dai bollettini della Protezione Civile. Perché abbiamo chiuso l’Italia con 1.700 casi al giorno e adesso, con 2.000, abbiamo deciso che si può riaprirla? Un quesito che potrebbe sembrare fin troppo allarmante, considerando l’evoluzione dell’emergenza Coronavirus nel nostro Paese. Tuttavia, questo genere di domanda si sta propagando in maniera frequente tra gli italiani, nonostante sia forte la voglia di uscire dalla quarantena domiciliare forzata.

Tuttavia, basandosi sui numeri emersi proprio dai bollettini della Protezione Civile, i numeri sembrano quasi dare ragione a chi si preoccupa. L’ultimo aggiornamento giunto in data odierna parla infatti di 1.900 casi complessivi fatti segnare nelle ultime 24 ore. Nel giorno del lockdown, quel 9 marzo che ancora rimbomba nelle nostre orecchie, i casi di contagio fatti segnare in Italia erano 1.608. Inoltre, il numero dei decessi cresceva in maniera molto simile a quanto si registra negli ultimi giorni di lockdown da Coronavirus. Sono stati circa 200, esattamente come in quest’ultima settimana, i casi di decessi giornalieri nel nostro Paese.

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Coronavirus, la lettura dei dati

Tuttavia, anche di fronte a una Fase 2 che non corrisponderà a un “liberi tutti”, c’è da tenere in considerazione una serie di elementi. In primis quello relativo al fatto che, nei giorni immediatamente successivi all’inizio del lockdown, eravamo di fronte a una lenta ma inesorabile ascesa di casi. Di contro, negli ultimi giorni il numero dei casi è sceso in maniera altrettanto lenta, ma costante. E questo lo si può vedere sia dalla curva, che dimostra la crescita dei casi di contagio da Coronavirus, sia dal diagramma che presenta il numero di casi giornalieri. Di fatto, dall’11 marzo e per oltre un mese non si è mai scesi sotto i 3.000 casi giornalieri.

C’è davvero poco spazio per l’interpretazione dei dati forniti dalla Protezione Civile – meteoweek.com

Ma c’è anche da valutare un altro modo di leggere il numero di casi di positività al Coronavirus che emergono ogni giorni. Nelle ultime due settimane, infatti, c’è stato un aumento esponenziale di persone guarite o dimesse dagli ospedali italiani. Di contro, c’è stato un lento e graduale svuotamento degli ospedali, sia tra i soggetti positivi con sintomi che tra gli italiani ricoverati in terapia intensiva. In entrambi questi ultimi dati, il segno “meno” campeggia in maniera evidente ormai da giorni: segno del fatto che la “salute” dei contagiati è migliorata. E se aggiungiamo il fatto che ormai l’80% dei soggetti che compongono il numero totale di casi, è rappresentato dai guariti o dimessi, il gioco è fatto.

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Inoltre, rispetto ai primi giorni di lockdown è aumentato in maniera netta anche il numero dei tamponi eseguiti. Nel bollettino diffuso ieri pomeriggio, ad esempio, si è registrato il numero più alto di tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, ovvero 74.208. Concludiamo l’analisi dei dati con quello che è riconosciuto come l’indice più chiaro per stabilire la curva epidemica, ovvero il famoso R. L’obiettivo di tutti gli Stati è quello di raggiungere il grado di R0. Fino a metà marzo, il grado di R era a quota 2,5 mentre adesso la media nazionale è di 0,4 con picchi di 0,7 che possono essere raggiunti in avvio di Fase 2.

Insomma, ce n’è per stare tranquilli. Nonostante gli allarmismi da social network.

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