Molotov contro la stazione dei carabinieri di Pergine Valdarno, arrestato un ragazzo di appena 18 anni: l’episodio risale a gennaio.
Solo 18 anni e nessun precedente ma i carabinieri di Arezzo sono venuti a prenderlo per notificargli l’arresto dovuto a un episodio avvenuto la notte tra il 6 e il 7 gennaio. Alle prime ore dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale lo hanno tratto in arresto, in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Arezzo, su conforme richiesta della Procura della Repubblica che ha pienamente concordato le risultanze investigative. E’ lui, un diciottenne di Laterina-Pergine Valdarno l’autore del grave attentato e indagato in ordine ai reati di “incendio”, “fabbricazione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra” nonché di “scoppio di ordigno al fine di incutere pubblico timore e di attentare alla sicurezza pubblica”. La notte fra il 6 e il 7 gennaio avrebbe fabbricato una molotov. Le fiamme che si svilupparono distrussero un’auto di servizio dei carabinieri che era in sosta accanto alla caserma del comando stazione di Pergine Valdarno e Laterina, recando offesa all’istituzione che sul territorio rappresenta lo Stato. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Laura Taddei. Ad incastrarlo un video non nitido che ritrae alle 1.39 il vetro del contenitore che si infrange sulla parete, origina la fiammata che annerisce la facciata e, al suolo, attacca la macchina, una Fiat Grande Punto, partendo dalle ruote, con il fuoco che poi la avvolge completamente.
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Il comandante provinciale, colonnello Vincenzo Franzese, dopo il grave fatto che arrivò sui quotidiani nazionali, assicurò la massima determinazione nell’arrivare alla soluzione del caso. E così è stato. Il periodo di emergenza Coronavirus ha rallentato l’attività nello sviluppo dei necessari riscontri tecnici e di incrocio dei dati ma alla fine un nome è risultato e il ragazzo è stato tratto in arresto. Le azioni del giovane avrebbero messo in pericolo la pubblica incolumità, pericolo dalle conseguenze potenzialmente ben più gravi, scongiurato solo dal tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco. Dalle indagini moltissimi gli elementi incriminanti: è risultato, per esempio, che l’arrestato aveva raggiunto, con la propria motocicletta, un distributore di carburante poco distante, privo di videosorveglianza, dove acquistava la benzina con cui riempiva una piccola tanica che avrebbe portato a casa ed il cui liquido sarebbe stato successivamente utilizzato per la bottiglia molotov. Un ulteriore spunto lo hanno poi fornito le intercettazioni che hanno evidenziato un mutamento nell’atteggiamento dei congiunti dell’indagato i quali, a seguito della presa di coscienza del fatto che il giovane fosse l’autore del tragico gesto, adottavano una strategia di reticenze per cercare di proteggerlo, senza tuttavia ottenere il risultato desiderato. Le motivazioni del gesto sarebbero riconducibili al forte risentimento che il ragazzo nutriva nei confronti dell’Arma dei Carabinieri che lo aveva denunciato più volte per atti di teppismo in passato.